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Giochi Indie: Moda passeggera o Realtà affermata?

Abbiamo incontrato alcuni sviluppatori - da Dean Hall a Simon Roth - per sapere se fossero d'accordo con le recenti dichiarazioni di Peter Molyneux in merito al fenomeno indie, da lui ritenuto "un ciclo".

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Peter Molyneux è stato di recente oggetto di una polemica (o forse dovremmo dire di una 'nuova' polemica), in quanto il fondatore di 22cans questa volta ha parlato dei giochi indie, dicendo che sono solo parte di un ciclo, e che la loro attuale popolarità è destinata a giungere al termine nel prossimo futuro.

In un'intervista nel corso della GDC di quest'anno, Molyneux - creatore di titoli come Populous, Fable e Godus - ha dichiarato a CVG di considerare l'attuale tendenza verso i giochi indie quella che è (una tendenza appunto), e che non prevede che durerà molto a lungo.

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Non siamo sicuri di riuscire a condividere queste opinioni, e nei giorni scorsi numerosi sviluppatori hanno alzato la testa e hanno fatto sapere la propria idea, aggiungendo al dibattito ulteriore benzina sul fuoco.

"Si tratta di un ciclo", ha dichiarato inizialmente Molyneux. "Quello che voglio dire è godetevi questo momento, perché non durerà. Non credo che saremo tutti indie nei prossimi cinque anni. Queste cose vanno a cicli, proprio come nel mondo della musica. C'è stato un tempo in cui il punk è stato grandioso, e poi ci sono periodi come adesso in cui tutto è prodotto".

"Godetevi questo momento, perchè inevitabilmente durerà solo per un breve periodo", ha aggiunto Molyneux, prima di aggiungere che oltre ad attrarre successo, gli indie attraggono anche investimenti, e che qualsiasi investimento potenziale avrà degli oneri aggiuntivi che potrebbero finire per soffocare la loro creatività.

Subito dopo che tali dichiarazioni sono state rese pubbliche, Mark Wilson di Devolver Digital ha scritto una lettera in risposta a tali osservazioni, pubblicata da Destructoid, in cui in pratica ha illustrato le ragioni per cui non si sentiva d'accordo con Molyneux:

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"Questi piccoli team stanno dando vita a giochi incredibilmente creativi con strumenti che chiunque può acquistare, che non utilizzano solo i programmatori e che non richiedono una laurea in ingegneria e arte per produrre servizi su scala massiccia. Le meccaniche di gameplay... alias FUN , e anche la narrazione dei giochi indie (che non sono un genere, tra l'altro) sono realizzati da artisti che sono davvero indipendenti e non di proprietà o legati ad una macchina aziendale che non ha nulla a che fare con l'arte stessa. Gli indie stanno superando i grandi giochi su base regolare, anche se il 2013 conta alcuni tra i titoli AAA più importanti mai realizzati.

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"Non è che uno sia migliore dell'altro, a nostro parere... si tratta solo di diverse tipologie di artisti che lavorano su progetti completamente diversi, all'interno di questo mondo dell'intrattenimento digitale che chiamiamo "videogiochi". Ma la differenza fondamentale - e il motivo per cui non siamo d'accordo con l'idea che questa sia solo una moda o un ciclo che si ripete - è che l'aspirazione fondamentale di questi artisti è diversa. Sì, certo, stanno vivendo l'emozione di guadagnare dei soldi e di avere tante opportunità, ma finora non si stanno facendo mangiare dal sistema, almeno nella maggior parte dei casi. Questi artisti danno vita a ciò che vogliono alle loro condizioni, e questo è per loro la cosa più importante, piuttosto che vendere a dismisura o cercare di fare qualcosa di enorme.

"Non stiamo parlando a nome dell'intera comunità indie, non è il nostro obiettivo. Ma quello che vogliamo dire è che questi signore e signori della comunità indie non danno vita a progetti piccoli con piccole squadre perché stanno cercando di mettersi alla prova, in modo che possano crescere come team e iniziare a lavorare su grandi progetti. Hanno scelto di fare ciò che fanno, perché amano farlo. Non competono in segreto, ma piuttosto apertamente collaborano tra loro, trovando stimoli gli uni con gli altri. E seppur molti di loro stiano riuscendo a farsi finanziare per bene, non è questo il punto, o certamente il punto principale. Pensiamo che sia molto diverso rispetto al passato, almeno ai nostri occhi.

"Il punto è che questa non è una moda: questi sono i frutti di una rottura di mattone-e-mortaio, di una macchina aziendale guidata grazie al miracolo della distribuzione digitale (grazie Gabe!). E quindi sono facili, globali e accessibili dai fans, che trovano quello che vogliono e non solo ciò che viene amato dalla massa. E' successo a Internet. E' successo al social gaming e al mobile gaming. E non mi sembra che queste cose siano passate di moda".

Eravamo interessati a scoprire cosa pensassero gli sviluppatori indie dei commenti di Molyneux, e così abbiamo posto la domanda ad alcuni sviluppatori che lavorano per studi indipendenti - grandi e piccoli - per vedere quale fosse l'opinione generale sull'argomento.

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Dean Hall - emerso dalla comunità dei modding - è il creatore di DayZ e al momento lavora per Bohemia Interactive, dirigendo il team che si sta occupando dello sviluppo del titolo standalone DayZ. Hall ci ha detto che cosa ne pensava: "In una certa misura, tutto rappresenta una fase, tutto cambia. Si tratta solo di da quanto tempo dura questa fase. Penso che sia difficile definire quali siano i giochi indie. Pensate ad una società come come Bohemia: ci sono più di un centinaio di persone, ma è indipendente. Quindi penso che non tutti gli indie siano creati uguali".

Hall ha poi proseguito: "Credo che gli editori stiano cercando di scoprire dove si inseriscano nel mondo degli indie, dal momento che le cose sono cambiate con Kickstarter e con Early Access. Tutte queste cose stanno ridefinendo i canoni dell'industria, il significato di essere editori e quale ruolo hanno. Se non si stampano più copie fisiche, allora non abbiamo più bisogno delle loro capacità produttive e dei loro contatti per distribuirli. Tuttavia, neanche con Early Access e Kickstarter sono tutte rose e fiori".

Jamie Hales, che ha lavorato per Bizarre Creations prima che lo studio venisse chiuso, sta ora lavorando ad un gioco indipendente, un platform chiamato The Arc. Quando gli abbiamo chiesto se pensava che i giochi indie fossero solo una fase, ha detto: "No, non la penso così, ci sono sempre stati. Voglio dire, penso che si evolveranno... I giochi che stiamo facendo ora, diventeranno ancora più grandi. Non appena le vostre idee raccolgono più soldi, potrete accrescere il vostro budget. Come nel caso di Thomas Was Alone, un fantastico e piccolo platform. Ha fatto un po' di soldi e lui [Mike Bithell] sta realizzando Volume. Che è ancora un titolo semplice, ma è anche un gioco di una portata più grande di Thomas Was Alone. Tanta gente continuerà a farlo solo per passione, un sacco di persone lo fanno solo per il gusto di farlo".

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Chris Hunt, che ha lavorato sul titolo sandbox RPG/RTS Kenshi per un certo numero di anni, ha dato una risposta molto più breve rispetto alla maggior parte degli intervistati: "Anche Peter Molyneux è una fase".

Phi Dinh dirigerà un piccolo team di sviluppatori su un roguelike RPG, chiamato Tiny Keep. Din ci ha spiegato che secondo lui è più probabile che sia il successo che circonda lo sviluppo indie, ad un certo punto, a morire.

"Penso che i giochi indie ci siano sempre stati da quando i videogiochi esistono, fino a oggi. Alla gente piace fare giochi, ovviamente. Penso che questa fase di cui Peter Molyneux sta parlando sia piuttosto l'entusiasmo e il successo connesso allo sviluppo dei giochi indie, e che forse esploderà e inizierà ad estinguersi, ma ciò non significa che la gente smetterà di fare giochi indipendenti".

Dinh ha poi continuato: "Daremo maggiore attenzione ai giochi indie migliori, piuttosto che a gente che dice "Sono uno sviluppatore indipendente" e improvvisamente si crede di essere una rockstar... questo aspetto verrà meno, la gente inizierà a dimenticarsi dei giochi indie e ci limiteremo a parlare di sviluppatori di videogiochi in generale...

"Penso che in termini di mercato, sarà sempre più competitivo, e se i giochi indie sono una barriera all'entrata - c'è così tanta roba là fuori con cui è difficile competere - credo che significa che solo i migliori continueranno la loro scalata. La lezione è che bisogna realizzare solo ottimi giochi".

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Tom Hegarty, director di Roll7 (che ha realizzato anche OlliOlli e il recentemente annunciato Not A Hero) è andato dritto al punto: "Non penso che siano una fase, penso che ci siano sempre stati. Penso che ci sia un sacco di attenzione [al fenomeno] in questo momento, penso che sia un cambiamento, ma non credo per niente che si tratti di una fase. Penso che siamo qui per competere con titoli tripla A. Non arriveremo mai ad avere lo stesso budget, non riusciremo a produrre giochi della stessa dimensione, ma c'è comunque una domanda per loro. Ci può essere un flusso e riflusso, quando alcune cose vanno di moda e poi fuori moda, ma penso che gli indie rimarranno".

Infine, abbiamo incontrato Simon Roth, il cui gioco, Maia, rende effettivamente omaggio ad alcuni dei giochi di Bullfrog (l'ex studio di Peter Molynuex). E' ovviamente un grande fan dell'eredità di Molyneux, e di tutti gli sviluppatori con cui abbiamo parlato su questo argomento, ma anche lui ci è sembrato scettico su questa "teoria della fase".

"Ci sono sempre alti e bassi, ognuno di noi ha alti e bassi", ci ha detto. "Se questo è un qualcosa che possiamo prevedere o a cui possiamo dire sì o no... Ovviamente ci sono grandi cose in arrivo, Steam si aprirà sempre di più agli sviluppatori. Quindi, se si tratta di un ciclo, stiamo vivendo la sua "fase alta" e la tendenza al ribasso non arriverà prima di qualche anno".

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In conclusione, non possiamo che essere d'accordo con la maggioranza degli intervistati, con quelli che hanno detto che gli indie non sono una moda. Mai prima d'ora abbiamo avuto a disposizione una varietà di giochi ed esperienze diverse, e grazie a Kickstarter, Steam, Humble Bundle, giochi per cellulari, ma anche alle principali console che stanno spingendo sempre più gli indie alla ribalta, è altamente improbabile che il loro genio tornerà nella bottiglia molto presto. Sono successe tante cose, ma tante altre no, e come tale riteniamo che i giochi indie faranno parte del panorama videoludico per anni e anni a venire, al fianco dei titoli tripla A e che offriranno, a noi consumatori, la scelta e un divertimento per molti anni.



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