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Alien: Isolation

Alien: Isolation

Un rapido ma intenso assaggio dell'attesissimo survival horror a tema sci-fi, sviluppato da Creative Assembly.

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Avevo quattordici anni quando ho visto per la prima volta "Alien" di Ridley Scott. Faceva parte di una di quelle vecchie raccolte in VHS che tanto andavano negli anni ‘90 - "Il grande cinema del terrore", ma potrei sbagliarmi - e in uno di quei pomeriggi estivi, tediati dal caldo, dalla noia e dalla voglia zero di aprire un libro delle vacanze, mi ero persa in quella visione. Tesa, spaventosa, mozzafiato. Un film fondato esclusivamente sull'assenza-presenza dell'alieno, minaccia invisibile ma costante, che striscia nei condotti dell'aria, seminando panico e morte a bordo del futuristico (almeno per l'epoca) Nostromo. E poi lei: la sporca, sudaticcia e agguerrita Ellen Ripley, il tenente più amato della storia del cinema sci-fi, pronta a tutto per sfuggire e annientare quella creatura spaventosa. Mettendosi sulle sue tracce, strisciando a sua volta in condotti angusti e claustrofobici, trattenendo il respiro con orecchio teso, in attesa di un movimento, di un suono, di un passo, di un rumore lontano.

A quindici anni da quell'esperienza totalizzante, ho avuto l'opportunità di mettere le mani sulla sua controparte videoludica, Alien: Isolation, l'attesissimo survival horror sci-fi di Creative Assembly, che recupera dall'Alien originale e cinematografico non solo le ambientazioni low sci-fi, ma soprattutto le atmosfere soffocanti e ad alto tasso di adrenalina che pervadono tutta la build provata. Calma e sangue freddo: sono queste le uniche armi che ci permettono di tenere testa all'Alien. Ma, come immaginerete, è più facile a dirsi che a farsi.

Alien: Isolation

La nostra demo inizia a bordo della nave spaziale, nei panni di Amanda Ripley (figlia di Ellen), e dalle prime battute scambiate con alcuni colleghi NPC, scopriamo che è in corso un'emergenza a seguito di un attacco subito dalla creatura xenomorfa che si aggira sulla nave. In un corridoio illuminato a neon, troviamo distesa una collega ferita e ci viene subito affidato il compito di andare alla ricerca del kit di pronto soccorso per curarla. Con il cuore in gola, ci addentriamo nei meandri dei labirintici corridoi della stazione spaziale - fatta di codici d'accesso, ascensori, stanze come scatole cinesi - alla ricerca del nostro obiettivo, il medico di bordo, Dr. Mosley. All'apparenza è tutto tranquillo, ma non possiamo fare a meno di tenere l'orecchio teso, restare costantemente in allerta, nell'ansiogina attesa di un minimo rumore che possa segnalarci la presenza o l'avvicinamento dell'Alien. Come nelle precedenti build provate, abbiamo a disposizione il nostro fedele rilevatore di movimento, strumento utilissimo per seguire gli eventuali spostamenti della creatura e muoverci, di conseguenza, alle sue spalle o in altre direzioni.

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Tramite una sequenza scriptata - che ci ha fatto letteralmente balzare dalla sedia - abbiamo il nostro primo e fortuito incontro ravvicinato con l'alieno, un incontro che tuttavia ci dà il tempo materiale di cercare un nascondiglio e in fretta per evitare di diventare la cena di quella bestia infernale. Apriamo in fretta la porta di una stanza, cerchiamo un armadietto, ci infiliamo al suo interno e restiamo in attesa. Un'attesa di secondi che sembrano minuti, sbirciando di tanto in tanto - senza fare troppo rumore - la posizione della creatura tramite il nostro rilevatore. E' andata, siamo salvi almeno per ora. Nella nostra esplorazione della stanza, scopriamo strumenti e oggetti che possono esserci di grande aiuto.

Alien: Isolation

Oltre a pile (di cui avremo grande bisogno), codici d'accesso e tessere magnetiche che ci permettono di aprire alcune stanze altrimenti inaccessibili, ci imbattiamo in utili terminali - in un perfetto stile anni ‘70/'80 - che permettono non solo di attivare e/o disattivare porte, controllare i messaggi di bordo (da cui reperire informazioni utili per proseguire e aggiornare i nostri obiettivi), ma anche "purificare" l'aria nella stanza in cui ci troviamo. Ebbene sì, abbiamo appreso a nostre spese (siamo morti qualche volta, nel frattempo, prima di scoprirlo), che non basta solo nascondersi negli armadietti e aspettare che l'Alieno cambi rotta, ma restare per troppo tempo nella stessa stanza mette a rischio la nostra vita, perché l'Alien riesce a fiutare il nostro "odore". Anche se siamo riusciti a cavarcela un paio di volte, rinchiusi in un armadietto e trattenendo il respiro - azione che tuttavia non potremo prolungare per troppo tempo, come segnalato da un utile layer di colore rosso, che appare non appena siamo al limite dell'ossigeno - con l'Alien a caccia nella stanza in cui ci troviamo, questa tattica non darà i suoi frutti a lungo. Il nostro consiglio, infatti, è di armarsi di coraggio e approfittare dell'allontanamento della creatura per muoversi verso il prossimo obiettivo, cercando di fare meno rumore possibile (quindi evitare anche di correre, se l'essere xenomorfo è nei dintorni).

Come immaginerete, l'alieno è assolutamente imprevedibile, dinamico, capace di tenderci agguati alle spalle se non prestiamo attenzione. Da questo punto di vista, Creative Assembly ci viene in soccorso anche grazie ad un eccellente reparto audio, che ci permette di identificare i pesanti passi del mostro e darci il tempo materiale di correre al sicuro in qualche armadietto o sotto qualche scrivania. Una tattica, come vedremo, particolarmente utile anche con i nostri nemici umani, degli avidi saccheggiatori che si aggirano sulla nave spaziale. Come con l'Alieno, infatti, la scelta migliore è quella di muoversi in modo silenzioso, utilizzando i condotti d'aria ed evitando di utilizzare le armi (si va dalla pistola al lanciafiamme), che tuttavia attirano la loro attenzione. Si consiglia caldamente di preferire diversivi, servirsi di fumogeni o di elementi distrattivi, che possano attrarre i nemici in una direzione opposta rispetto alla vostra, prima di scivolare come un'ombra ed evitarli.

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Alien: Isolation

Se da una parte l'atmosfera tesa che pervade il gioco ci affascina e ci tiene con il fiato sospeso per tutta la durata della demo, dall'altra non possiamo fare a meno di sentirci frustrati. A frustrarci non è tuttavia la grande difficoltà sottesa al gioco - che farà la gioia di tutti i giocatori più hardcore - ma è tale difficoltà combinata ad un'assenza abbastanza palpabile di zone di salvataggio presenti nella stazione spaziale. Dimenticatevi i salvataggi automatici: in Alien: Isolation l'unico modo per salvare la propria partita o quanto fatto fino ad un certo punto è individuare alcuni (pochi) interfoni disseminati nei fitti corridoi che permettono, infatti, di tenere memoria dei propri progressi. In caso contrario, iniziate a preparare i vostri denti: assaggerete più volte tastiere, mouse e controller, tanta la rabbia dal dover ricominciare una sessione completamente da zero, con annessi e connessi rischi.

A parte questo aspetto, Alien: Isolation si conferma un'esperienza solida, intrigante, complessa. Da grande amante della sua ben più famosa versione cinematografica e alla mia prima esperienza con il nuovo titolo di Creative Assembly, devo ammettere che lo studio ha colto pienamente nel segno, trasponendo perfettamente e in versione videoludica le atmosfere tese e inquietanti che avevano caratterizzato a suo tempo la pellicola di Ridley Scott, e di cui questo prodotto può dirsi, senza giri di parole, un ottimo spin-off. Attendiamo con fibrillazione il prossimo ottobre per poter mettere le mani sulla versione completa di Alien: Isolation che, seppur in questo fugace assaggio, è riuscito ad incuriosirci parecchio.

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