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Until Dawn

Until Dawn

A poco più di un mese dal suo lancio ufficiale, abbiamo dato un'occhiata alla versione quasi completa del titolo di Supermassive Games.

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Sembra che il collega al nostro fianco abbia sviluppato una sorta di tic nervoso. Un uomo adulto - che ha giocato ad un sacco di titoli da far rizzare i capelli ai suoi tempi - si dimena sul divano di pelle degli uffici di Sony come un adolescente in attesa spasmodica dell'inizio di un concerto di Katy Perry. Ammette candidamente di avere problemi con gli shock improvvisi e che Until Dawn non è forse il gioco che fa per lui.

La nuova opera di Supermassive Games genererà sicuramente un dibattito, in parte simile allo stesso che perseguitato titoli come Heavy Rain e Beyond: Due Anime, in quanto - proprio come i titoli di Quantic Dream - Until Dawn è molto simile ad un film interattivo. Dall'altra, smuoverà sicuramente qualche discussione da parte di tutti i fanatici dell'horror e degli splatter, che siano essi appassionati di cinema, fan dei videogiochi o veterani dei fumetti.

Until Dawn segue le vicende di un gruppo di otto ragazzi che decidono di passare il week-end in una casa fuori città, a Blackwood Pines, per trascorrere lì le loro vacanze di primavera. Il cast è costituito tutto da giovani americani che vomitano frasi senza senso, con quei dialoghi perfettamente in linea con i film teen horror. Anche l'ambientazione è al tempo stesso familiare e perfetta per ciò che accadrà in termini narrativi.

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Fin dai primi minuti, però, ogni decisione presa da questi personaggi - e, ovviamente, da voi - avrà un certo impatto sulla storia, così come le vostre competenze con i QTE. Nella nostra sessione, sembra che sia morto qualcuno nel terzo 'episodio'. Il gioco, infatti, è strutturato intorno a questi segmenti con una durata simile a quella di un episodio di una serie TV, che varia dai 30 ai 60 minuti.

L'aspetto più affascinante è ciò che accade tra un episodio e l'altro. La scena si sposta all'interno dell'ufficio di uno psicoterapeuta, e con la faccia rivolta verso lo schermo spento, noi giocatori veniamo interrogati sulle nostre paure più grandi e recondite. E le nostre risposte, ovviamente, influenzano ciò che accade all'interno del gioco. Per esempio, nel nostro caso abbiamo espresso una certa avversione per i topi, e in un momento successivo durante uno degli episodi, un topo è saltato fuori da un armadietto non appena lo apriamo. Siamo ansiosi di vedere quanto le nostre risposte influenzino la storia nella sua interezza.

Da un punto di vista dei controlli, Until Dawn ci ha ricordato i classici titoli di Resident Evil, in cui dobbiamo far spostare il nostro personaggio attraverso alcune zone cupe e inquietanti con telecamera fissa (ma che garantisce in questo modo un sacco di sorprese). Le interazioni con l'ambiente sono limitate, in modo che possiamo esplorare quest'ultimo alla ricerca di indizi, ma ci sono anche alcuni aspetti davvero particolari, come l'utilizzo del touchpad del controller PS4 per sbloccare lo smartphone in nostro possesso, o dover tenere il joypad puntato verso lo schermo per far luce il più possibile e aiutare così qualcuno dei nostri compagni che sta cercando di riparare degli oggetti.

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La progressione all'interno del gioco è per lo più lineare fino a quando non bisogna prendere la scelta successiva. C'è inoltre un'interessante meccanica, quella relativa ai collezionabili (sotto forma di Totem), che offre piccoli scorci di possibilità di ciò che potrebbe accadere in futuro. Questi sono davvero ben fatti, con espedienti prospettici e paesaggi sonori alterati che aumentano il senso di ansia all'interno dell'esperienza. Il gioco, inoltre, non offre alcuna mappa o un radar sullo schermo che possa offrire un qualche suggerimento al giocatore, ma anzi punta a rinvigorire il senso di isolamento che si respira al suo interno. Certo, fai parte di un gruppo (in costante diminuzione, mano a mano che si prosegue nel racconto), ma questo non evita quel senso di smarrimento e di pericolo che ci vede coinvolti in tutta l'esperienza.

Sorprendentemente, nonostante l'interazione limitata che il gioco offre rispetto ad altri titoli d'avventura, Until Dawn non annoia mai. Il gioco ha senza dubbio del potenziale accattivante, che trascina e cattura lo spettatore episodio dopo episodio, grazie anche i meccanismi tipici della serialità televisiva (colpi di scena, cliffhanger e tanto altro). Un aspetto che, a nostro avviso, aumenterebbe ulteriormente soprattutto se scegliamo di giocarci di sera o a tarda notte.

Sebbene da un punto di vista grafico il gioco sia nel complesso buono, (le espressioni facciali dei personaggi sono incredibili, anche se c'è in loro ancora qualcosa di strano), Until Dawn andrebbe comunque ancora un po' perfezionato, ma c'è ancora qualche settimana per gli ultimi ritocchi prima del lancio. A parte questo, il nostro tempo in compagnia di Until Dawn è sorprendentemente volato e non vediamo l'ora di giocarci nella sua interezza.

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