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Stanchi di giocare all'ennesimo clone di Call of Duty? Ebbene, Brink per la prima volta ci offre qualcosa di davvero alternativo. A patto che giochiate online.

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Alcuni giochi sorprendono. Sorprendere un videogiocatore, oggigiorno, non è facile. D'altro canto il gameplay, rivoluzionato con l'introduzione degli ambienti 3D, ha subito solo piccoli miglioramenti nel corso degli anni. Certo, ci sono giochi che aggiungono importantissimi tasselli alla giocabilità, ma ci sono alcuni generi che sembrano sostanzialmente invischiati da almeno un decennio.

Il first person shooter è uno di questi. D'altro canto non si può pretendere di modificare un'idea così semplice: nello sparatutto in prima persona "si muove una telecamera", come dissero ai tempi di Doom e come, sostanzialmente, avviene con i giochi più moderni.

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Eppure, dicevo, a volte si resta sorpresi. È il caso di Brink, un gioco che ha saputo mescolare il first person shooter con elementi di parkour e con strategia d'azione in tempo reale. Il gioco è ambientato in una sorta di apocalisse futuristica, in cui la città "perfetta" di Brink ha iniziato un rapido e inesorabile declino.

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Sull'isola si sono sviluppate due fazioni: la prima è interessata a salvare l'isola dalla totale distruzione, mentre la seconda vuole solamente fuggire. E, naturalmente, le due fazioni si odiano vicendevolmente. Il giocatore può scegliere quale delle due strade percorrere, ma quello che si nota fin dalle prime battute è che la storia non conta più di tanto. Non ci sono momenti pregnanti: tutto avviene in maniera confusa, e il gioco pone i giocatori nella più completa situazione di stallo. Nessuna delle due fazioni può vincere. Nessuna delle due vincerà. Ma si combatte lo stesso.

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Il gameplay è esclusivamente di tipo cooperativo. In questo modo Brink si tira fuori da quella cerchia di giochi creati con lo stampino a immagine e somiglianza di Call of Duty: Brink è uno sparatutto originale, con meccaniche non sempre nuovissime ma combinate in maniera sapiente.

Ritroviamo la solita dinamica a classi, in cui ogni giocatore deve rivestire un ruolo ben preciso e interpretarlo. Il soldato è la classe d'assalto, con una buona potenza di fuoco e una resistenza maggiore. Segue l'agente, una sorta di spia in grado di traverstirsi

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da nemico e colpire i cattivi direttamente da dietro le loro linee. Poi c'è il medico, classe di supporto, che cura e resuscita i compagni. Infine il tecnico, la classe a cui spetta il lavoro sporco, sia esso attivare o disinnescare una bomba in pieno territorio avversario.

Le classi si mescolano perfettamente e, contrariamente a molti altri giochi, non si ha la sensazione che una classe sia più sbilanciata delle altri. Forse alcune classi (una su tutte: l'agente) richiedono più esperienza, ma nel complesso si può parlare di un ottimo bilanciamento.

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Interpretare i ruoli è facile e intuitivo, e vi è la possibilità di cambiare classe servendosi di particolari punti dislocati sulla mappa, una scelta che può determinare l'esito della partita, in particolare a causa degli obiettivi dinamici del gioco.

In ogni partita, infatti, vi è una squadra che attacca e una squadra che difende, e gli obiettivi sono determinati in base all'esito delle varie azioni. Una squadra, ad esempio, deve forzare una cassaforte per rubare un datapad. L'altra deve impedire il furto. Se la squadra in attacco forza la serratura, l'obiettivo della squadra in difesa cambia, trasformandosi nella caccia all'uomo che trasporta il datapad. Le partite risultano così più lunghe del previsto, e articolate in diverse fasi con difficoltà crescente per chi attacca (e in calo per chi difende), il tutto entro un tempo limite.

Uno degli aspetti più particolari di Brink è dato dal movimento. Probabilmente non esiste un altro sparatutto in cui muoversi sia così importante. Uno degli slogan del gioco, ripetuti fino allo sfinimento durante le fasi di caricamento delle partite, recita "In Brink è più importante muoversi che sparare". Parole sante. Non che nel gioco non vi siano scontri a fuoco, ma quello che conta è cercare di convergere verso il proprio obiettivo, piuttosto che fare fuoco su qualsiasi cosa si muova. E anche questo elemento distanzia Brink dal 95 percento degli altri FPS.

Fortunatamente gli sviluppatori hanno dotato il gioco di un sistema denominato Smart, che trasforma ogni personaggio in una sorta di campione di parkour, senza la necessita di premere alcun pulsante. È sufficiente correre verso un bordo, una ringhiera, un precipizio e il nostro personaggio si occuperà di tutto il resto, superando gli ostacoli indenne.

Il sistema di movimento è influenzato anche dal tipo di personaggio da noi selezionato. Con un sistema di leveling si sbloccano diverse opzioni per la personalizzazione del proprio avatar, che includono la scelta della corporatura. Un personaggio esile è in grado di effettuare incredibili acrobazie (correre sui muri, ad esempio), ma può essere abbattuto con pochi grammi di piombo. Un personaggio corpulento, al contrario, corre decisamente poco ma può resistere più a lungo. Il personaggio mediano, infine, è bilanciato. Tutto dipende dallo stile di gioco da noi adottato e, anche in questo caso, non esiste una corporatura migliore di un'altra.

Uno degli aspetti più controversi di Brink è che il gioco sembra studiato esclusivamente per il gioco in multiplayer. Persino la breve modalità storia, come già detto quasi incomprensibile da un punto di vista narrativo, non fa altro che gettarci nelle stesse partite che comunemente incontriamo online, con la differenza che in questo caso manca la lobby.

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Sfortunatamente, in single player il gioco non funziona bene. L'intelligenza artificiale può tranquillamente essere privata del sostantivo "intelligenza", in quanto gli assalti completamente scoordinati dei compagni di battaglia rendono il superamento dei primi livelli una sfida basata più sulla fortuna che sulla bravura. È bastato un breve briefing con i colleghi delle altre redazioni di Gamereactor per capire che il gioco ha gravi lacune in questo frangente.

Poi viene l'online. Ed è qui che il gioco si fa davvero grande. Le partite in rete sono praticamente perfette: il gioco si fa emozionante, la tensione sale, e fronteggiarsi con avversari in carne ed ossa permette di capire quanto sia buono il cuore del gameplay. È capitato di perdere partite negli ultimi cinque secondi di conto alla rovescia, e anche nella sconfitta si provano forti emozioni che vanno ben al di là della consueta "incazzatura" che si prova nella maggior parte degli FPS. L'elemento strategico si fa sentire, e quando una strategia cade si è più portati ad onorare l'avversario, che a prendersela con il resto del mondo.

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Brink se giocato online è un vero gioiello. Riesta da capire quanto sia commercialmente valida la scelta di rilasciare un gioco che si basa quasi esclusivamente sull'online, promuovendolo invece come un gioco in cui ci sono "due fazioni rivali". La pubblicità dovrebbe parlare di questo, non della pessima ambientazione. Forse la parola "online" spaventa qualche acquirente, e alla fine ai publisher interessa vendere. Ma dato che il nostro lavoro è quello di informare i potenziali acquirenti, vi avvisiamo: se non intendete giocare a Brink online, lasciate il gioco sugli scaffali. Se invece amate gli scontri in rete, beh, Brink è un titolo che potrete tranquillamente affiancare al vostro Black Ops, il tutto senza provare la sensazione di giocare a un suo clone o, peggio, a una sua parodia.

Tecnicamente il gioco è reduce da una fase piuttosto travagliata. A quindici giorni dal lancio il titolo aveva gravi problemi nel caricamento delle texture. Fortunatamente Splash Damage ha fatto un miracolo, correggendo i problemi con una patch disponibile già da qualche giorno. Se la vostra console non è connessa a internet troverete qualche lacuna. Ma, come abbiamo detto, se non siete connessi a internet non dovreste comprare questo gioco.

Ne risulta quindi un gioco visivamente piacevole, sebbene non perfetto, con un character design discutibile ma senza ombra di dubbio originale. Il gioco gira fluidamente, un aspetto fondamentale per un titolo che antepone il movimento allo sparo. Buona anche l'interfaccia utente e la visualizzazione degli obiettivi, quasi sempre molto chiari.

Sul sonoro, ahinoi, Warner incappa ancora una volta nel doppiaggio che ci ha rovinato l'esperienza di Mortal Kombat. Ritroviamo ancora una volta gli accenti da venditore di piadina a Riccione, e la capacità attoriale degli inquilini di un canile. Almeno ci sono le musiche a salvare (in parte) capra e cavoli. Il consiglio è però quello di giocare il gioco in inglese.

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Brink è un gioco che dà una boccata di aria fresca a un genere ormai saturo e ridondante. Le dinamiche di squadra, la strategia, l'emozione di sfuggire a un nemico compiendo qualche acrobazia costituiscono una sinfonia quasi perfetta dal punto di vista del gameplay. I punti negativi sono dati dall'assenza di una vera storia pregnante, dall'intelligenza artificiale che rende inutile il single player e da una realizzazione tecnica non sempre all'altezza.

Come abbiamo detto, se cercate un alternativa all'esercito di FPS online che popola gli scaffali dei negozi, Brink rappresenta quanto di più originale e piacevole potete trovare. Se questo è quello che state cercando, ci si vede online.

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08 Gamereactor Italia
8 / 10
+
Online straordinario, originalità in ogni frangente, incredibile gioco di squadra.
-
Intelligenza artificiale, qualche problema tecnico, doppiaggio italiano osceno
overall score
Questo è il voto del nostro network. E il tuo qual è? Il voto del network è la media dei voti di tutti i Paesi

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