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Lollipop Chainsaw

Lollipop Chainsaw

Oops I did it again. La frase, recitata da Juliet quando viene sconfitta, sintetizza il lavoro fatto da Suda51 con Lollipop Chainsaw: ancora una volta, un vero elogio della semplicità.

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Suda51 è il Tarantino dei videogiochi. Non voglio cimentarmi in pipponi lunghi tre pagine per sostenere questa tesi, tuttavia vi sono dei punti di tangenza evidenti tra le opere di questi due creativi. L'elogio di elementi banali, un certo gusto per il kitsch, la ripetitività utilizzata in maniera intelligente, uno strano gusto feticistico, un dialogo fine a se stesso... potrei andare avanti per ore.

Lollipop Chainsaw non fa eccezione. Questo gioco, in qualche modo, non fa altro che confermare ancora una volta quanto sia tarantiniano il buon Suda, dimostrando ancora una volta la sua capacità di rendere interessante un'idea trita e ritrita.

Lollipop Chainsaw è un hack and slash. Quel genere di giochi dal gameplay scialbo, in cui si premono i pulsanti a ripetizione, sperando di distruggere il maggior numero di nemici. E, al contempo, Lollipop Chainsaw è un gioco sugli zombie. Un genere che, nel 2012, è l'equivalente per il cinema di un film sui vampiri con protagonisti dei teenager bellocci.

Lollipop Chainsaw
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Ora, immaginatevi quello che Quentin Tarantino avrebbe fatto con Twilight. Ecco, Suda51 ha fatto esattamente la stessa cosa con questo videogame sugli zombie, sbanalizzando la banalità assoluta.

La trama non conta: Juliet Starling è una ragazza pompon con la fissa per i lecca-lecca, e deve affrontare un'apocalisse zombie nella sua città. Non importa molto perché, quello che conta è prendere a calci qualche morto vivente.

Nel suo viaggio è accompagnata dalla testa decapitata del suo ragazzo, che tiene agganciata alla cintura della propria minigonna e che funge da pretesto per mettere in scena qualche dialogo assurdo, recitato in maniera magistrale (un bene, in questo caso, che si sia scelto di adottare i sottotitoli anziché il doppiaggio).

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Quello che davvero conta, però, è il gameplay. Come dicevo all'inizio, Lollipop Chainsaw è un hack and slash. E, nella prima mezz'ora di gioco, è un hack and slash piuttosto bruttino. Si preme un pulsante per picchiare gli zombie, un altro per attivare l'attacco potente con la motosega. Procedendo, però, si iniziano a sbloccare nuove abilità: dapprima un attacco verso il basso, capace di gambizzare gli zombie e di vederli strisciare sul pavimento. Poi un salto, utile per incatenare qualche combo. Infine, una breve modalità "berserk", che ci rende invincibili per qualche secondo e che consente di infierire sui mangiacervello con somma soddisfazione.

Ogni uccisione dà accesso a una certa quantità di monete, le quali vengono utilizzate per acquisire nuove abilità e potenziamenti in alcuni negozi sparsi in giro per i vari livelli. Questo sistema consente non solo di rendere più coriacea la nostra eroina, ma anche di attivare nuove combo per rendere ancora più vivace il combattimento.

Come avviene in ogni gioco firmato Suda51, però, le cose sono ben più ampie. Partiamo dai nemici: di norma in un hack and slash è sufficiente pestare a sangue ogni cosa che si muove per poterla sconfiggere. In Lollipop Chainsaw non è proprio così: i nemici devono essere fatti a pezzi con la motosega. Il giocatore può scegliere se attaccare a ripetizione con quest'arma, ottenendo la morte dello zombie dopo cinque o sei colpi (lenti) andati a buon fine. In alternativa, può optare per l'attacco pon-pon, capace di stordire in nemico per ottenere una decapitazione certa con un solo colpo di motosega.

Gli zombie sono spesso tanti (ne abbiamo affrontati anche 30 contemporaneamente), sono abbastanza veloci, tendono a circondarci e a buttarci a terra. In questo caso il giocatore è chiamato a premere a ripetizione un pulsante. Il "button mashing" si attiva abbastanza frequentemente nel gioco, e coinvolge sia le mosse difensive (rialzarsi o liberarsi dalla presa di un nemico) che le mosse finali. Questa scelta finisce per spezzare il ritmo del gioco e, nel complesso, non è completamente azzeccata.

Talvolta appaiono degli zombie speciali, dotati di una barra energetica. Questi mini-boss non sono solo più coriacei, ma spesso richiedono di individuare un punto debole. Una volta uccisi, si aggiungono a una collezione consultabile dal menù del gioco, ed è possibile leggere una loro biografia, spesso esilarante.

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E poi ci sono i boss. Come avviene in ogni buon gioco, il boss finale è difficile e pieno di colpi di scena. In pieno stile Zelda, ogni boss è diviso in fasi e non si sa mai quando si è sul punto di vincere la battaglia. Questi scontri sono epici, lunghi, sfiancanti. Quando si vince si ha prova un'ottima sensazione di onnipotenza, che mette in risalto l'ottimo lavoro compiuto dagli sviluppatori nel bilanciare la difficoltà.

A tal proposito, non usiamo mezze misure: Lollipop Chainsaw è un gioco tendenzialmente difficile. Fatta eccezione per la modalità facile, il gioco a difficoltà "media" può dare qualche grattacapo e a difficoltà "difficile" è un vero incubo. Ho fatto il grave errore di ritenermi troppo figo per la difficoltà normale, e ho affrontato il gioco sin da subito al massimo della sua difficoltà: il prologo del gioco si è rivelato una tortura per i miei pollici, oltre che per i santi sul calendario. Fortunatamente è possibile modificare la difficoltà, anche se per farlo è necessario tornare al menù principale.

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I checkpoint del gioco non sono disseminati in maniera troppo intelligente: talvolta si incontrano due checkpoint intermezzati da una sessione di combattimento molto semplice, altre volte ci siamo ritrovati ad affrontare un coriaceo miniboss per poi venire sconfitti dal fallimento di uno stupido minigioco, ricominciando tutto daccapo. Una vera frustrazione.

Parlando di minigiochi, ce ne sono diversi. Sono un marchio di fabbrica delle produzioni di Grasshopper e di Suda 51, ma in Lollipop Chainsaw sono piuttosto banali. Alcuni minigiochi richiedono di premere una sequenza di pulsanti entro un tempo limite (meccanica che si ripete anche in alcuni quick time event), altri richiedono semplicemente di scatenarsi su di un solo pulsante. L'abilità richiesta in questi minigiochi è molto bassa, e il divertimento si limita ad osservare quello che avviene sullo schermo. Per nostra fortuna, quest'ultimo aspetto è davvero divertente: vedere la bellissima Juliet che effettua una pole-dance decapitando gli zombie è davvero impagabile.

Venendo alla parte tecnica, il gioco è realizzato con una grafica in cel shading dotato di contorni spessi, in pieno stile fumetto. Per la verità l'intero gioco è tematizzato in questa maniera, tant'è che i menù sono basati sulle vignette dei fumetti americani degli anni Settanta.

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La musica assume un aspetto fondamentale nel gioco, dato che ogni boss che si affronta è basato su di uno stile musicale preciso. Akira Yamaoka ha creato una sua versione di ogni genere musicale, dimostrando ancora una volta di essere uno dei più grandi compositori esistenti per quanto riguarda le colonne sonore dei videogiochi. Unica eccezione, l'immancabile brano delle Chordettes (Lollipop, Lollipop, oh, Lolli lolli lolli lollipop... quello lì, avete capito) che fa capolino durante le fasi di acquisto dei potenziamenti. Riguardo agli effetti sonori, è risultato nel complesso poco incisivo l'effetto surround. Un vero peccato, considerando che spesso gli zombie si trovano alle nostre spalle.

Quest'ultima frase porta inevitabilmente all'aspetto più problematico del gioco: la telecamera. Nella maggior parte dei casi funziona bene, in particolare negli ambienti al chiuso. Ma quando l'area di gioco si fa più ampia, emerge un grave problema di lentezza della telecamera. I nemici finiscono spesso per aggredirci alle spalle, senza nemmeno darci il tempo di ruotare il punto di vista. Inoltre, gli attacchi in salto richiedono di direzionare il colpo: spesso non si mira nel modo corretto, e si finisce rovinosamente a terra diventando vulnerabili per qualche secondo.

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A parte questo aspetto - davvero frustrante in alcuni casi - Lollipop Chainsaw è un ottimo gioco. Sinceramente mi aspettavo una realizzazione tecnica più curata, ma nel complesso il gioco è davvero molto divertente. Se cercate un hack and slash a tema zombie, non troverete niente di meglio per almeno un altro anno. Inoltre anche Lollipop Chainsaw lascia la piacevole sensazione di aver acquistato un gioco d'autore: con Suda51 si va a colpo sicuro, e questo titolo non fa eccezione.

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08 Gamereactor Italia
8 / 10
+
Umorismo puro, splendida recitazione, ottima colonna sonora, boss divertenti, un gioco "d'autore"
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Telecamera lenta che penalizza i controlli, checkpoint distribuiti male
overall score
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RECENSIONE. Scritto da Lorenzo Mosna

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