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Call of Juarez: The Cartel

Call of Juarez: The Cartel

Il western si è fatto moderno, i cavalli hanno lasciato posto ai SUV e i fuorilegge sono diventati un'organizzazione multinazionale. Solo tre uomini potranno fermarli...

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Creare un western urbano contemporaneo non è cosa facile. Occorrono personaggi carismatici, una buona sceneggiatura e un ambiente perfetto. Nel mondo del cinema sono pochi ad esserci riusciti. Mi viene in mente lo splendido Exiled di Johnny To, oppure - forzando un po' la nozione di western contemporaneo - A History of Violence di David Cronenberg. In entrambi i film c'è il mistero, la corruzione, la mescolanza di buono e cattivo. E naturalmente ci sono le pistole.

La sorpresa nel trovarsi per la prima volta di fronte a Call of Juarez: The Cartel è stata forte: non solo questo videogioco ha tutte le caratteristiche per essere classificato un western urbano, ma possiede anche tutti quegli elementi necessari per renderlo un buon western urbano. D'altro canto la serie esce da due fortunate produzioni western, con i revolver, i cavalli e tutto il resto. Techland sa il fatto suo, e il passaggio alla modernità in questo gioco risulta quasi un lavoro di routine, che tuttavia merita un plauso.

La trama vede la California del 2011 soggiogata dal traffico di droga gestito dal cartello Mendoza. Il Messico viene identificato come il luogo d'origine dei problemi degli Usa, ma il presidente degli Stati Uniti non intende dichiarare guerra alla nazione confinante. Per questo motivo dai piani alti del governo si decide di fare "implodere" il problema, facendo in modo che le varie bande rivali dello stato si autodistruggano in una sanguinosa guerra, tentando al contempo di reperire informazioni sul cartello.

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Per portare a termine il compito sono scelti tre uomini: Ben McCall della Squadra Omicidi del LAPD, un uomo di mezza età con il pallino delle donne; Eddie Guerra, un agente della DEA con qualche problema di gioco d'azzardo; Kim Evans, unica donna del gruppo, membro dell'FBI e soprattutto ex membro di una banda di strada.

Ognuno di questi tre personaggi possiede un lato oscuro, che viene lentamente svelato durante l'evolversi della vicenda. C'è chi deve dei soldi a qualcuno, chi invece ruba qualche mazzetta per aiutare una prostituta e chi non riesce proprio a spezzare i legami con il passato.

Call of Juarez: The Cartel
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Senza dilungarci troppo sulla trama, ci limitiamo a dire che The Cartel, nel complesso, presenta una storia di tutto rispetto, giocabile da tre punti di vista e con misteri che si infittiscono ad ogni capitolo. La trama, però, non può reggere da sola l'intero impianto videoludico. E, sfortunatamente, questo è uno di quei casi in cui la cosa si fa notare in maniera davvero importante.

A fronte di una sceneggiatura interessante, infatti, abbiamo fra le mani un gioco scialbo sotto molti punti di vista. In primo luogo, ci sono evidenti problemi di natura tecnica. A partire dalle texture che si caricano male, a un effetto nebbia ingiustificabile nel 2011, all'uso fin troppo marcato della messa a fuoco nei momenti in cui si mira, la grafica rappresenta il primo importante lato negativo.

A questa si affianca la totale insufficienza dal lato delle animazioni, dell'enemy design, nonché la presenza quegli errori di programmazione che ci hanno fatto finire più di una volta all'interno di un albero o nell'intercapedine di un muro. Grossolanerie che non vedevamo in un videogioco di questa caratura da parecchio tempo.

Si salva il sonoro, con un doppiaggio in italiano appena sufficiente e musiche discrete. Certo, il lavoro di recitazione sarebbe risultato migliore se fosse stato accompagnato da qualche dialogo di buon livello. I testi non rovinano la trama, ma a volte si ha la sensazione che siano stati esageratamente infarciti di parolacce nel vano tentativo di tenere alta l'attenzione.

Call of Juarez: The Cartel

Il gameplay è probabilmente l'aspetto più negativo del titolo. Se confrontata con i più moderni FPS, la giocabilità sembra indietro di almeno cinque o sei anni. Si tratta del classico "mira e spara", dove la tattica è pressoché nulla e il sistema di copertura praticamente assente. Una sorta di bullet time ricaricabile attraverso i colpi andati a segno cerca di aggiungere un po' di pepe alla miscela, ma nel complesso risulta troppo breve e decisamente poco coreografico perché il suo uso diventi imprescindibile. Al contrario, dopo qualche livello si finisce per dimenticarsene.

A variare l'esperienza di gioco, la presenza di missioni secondarie che variano a seconda del personaggio scelto, e la possibilità di raccogliere degli oggetti che ci rendono un "poliziotto corrotto", contribuendo all'arricchimento della trama. Questi oggetti devono essere raccolti senza farsi vedere dei propri compagni e, naturalmente, sono disseminati in punti del livello non sempre scontati.

Call of Juarez: The Cartel

Una delle caratteristiche interessanti del gioco è data dalla possibilità di giocare la campagna in modalità cooperativa, cercando altri giocatori in una lobby che si apre prima dell'inizio di ogni missione. Il sistema funziona discretamente bene, e si può affermare che in multiplayer l'esperienza migliora in maniera notevole. In cooperativa si attivano inoltre delle mini sfide che rendono il gioco un po' più frenetico e aggiungono un piccolo elemento competitivo che certamente non guasta.

In particolare, la velocità del gioco in compagnia di persone in carne ed ossa aumenta notevolmente, e in qualche modo spinge ad attaccare con più violenza il nemico. Si potrebbe affermare che, in questo senso, la modalità cooperativa sopperisca in qualche modo alla scarsa intelligenza artificiale del gioco, particolarmente notevole nel comportamento dei nemici che sembrano affetti da una mania suicida collettiva - della serie che preferiscono ripararsi dietro un bidone esplosivo piuttosto che dietro una parete di cemento armato.

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Alla campagna cooperativa si aggiunge anche la possibilità di giocare online nelle classiche arene deathmatch. Sfortunatamente non siamo stati in grado di portare a termine una sessione di gioco soddisfacente, a causa di svariati problemi con i server di gioco. In ogni caso da questo lato niente di nuovo: la parte multiplayer competitiva è senza infamia e senza lode.

Call of Juarez: The Cartel è quel genere di gioco che lascia sul palato un misto di delusione e incazzatura. Il gioco avrebbe avuto le potenzialità per risultare uno dei titoli più interessanti dell'anno, se l'ottima trama si fosse accompagnata a una realizzazione tecnica sufficiente. Se avete amato la serie, questa particolare svolta moderna potrebbe sembrarvi affascinante (e, in effetti, lo è) ma se state cercando un buon FPS, meglio rinunciare alla trama e cercare qualcosa di più solido dal lato del gameplay.

06 Gamereactor Italia
6 / 10
+
Divertente in cooperativa, musica discreta, ottima trama
-
Pessimi dialoghi, un sacco di problemi tecnici, nessuna innovazione
overall score
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