C'è chi il calcio preferisce giocarlo. Chi invece preferisce viverlo. La serie Football Manager da anni si rivolge a questa seconda categoria di giocatori, e ogni anno ci presenta un prodotto sempre più raffinato dal lato della simulazione, ma non per questo troppo complicato.
Ogni volta che un Football Manager viene rilasciato, c'è ben poco da criticare. Chi si occupa di giornalismo videoludico si trova in difficoltà con questo genere di giochi: non c'è grafica, non ci sono controlli, non c'è sonoro... tutto si limita a interfaccia e gameplay. Football Manager da sempre è più simile a un potente calcolatore statistico che a un videogioco. Ma, al contempo, il gioco è riuscito a rappresentare su di uno schermo il motivo per cui la Gazzetta dello Sport parla di calcio anche a Natale, Capodanno e Pasqua. Parliamo, naturalmente, di quello che potremmo definire il "circo calcistico", fatto non solo di risultati e partite ma anche di mercato, allenamenti, finanze, dichiarazioni, colpi di scena. Al centro dell'esperienza l'allenatore, vero timone della squadra e con un ampio potere decisionale.
Va detto, però, che Football Manager a differenza di tanti concorrenti (soprattutto del passato) è incentrato principalmente sulla figura dell'allenatore. Questi non si occupa di gestire le finanze della società, quanto piuttosto di amministrare un budget concesso con una buona campagna acquisti, e di indirizzare la squadra con preparazioni e tattiche. Questo è proprio quello che facciamo nel gioco, 365 giorni all'anno.
La mia stagione come allenatore inizia con una conferenza stampa. Ho scelto la Juventus, la mia squadra del cuore. I giornalisti mi domandano subito quale sia l'emozione provata nell'allenare la mia squadra preferita. Ho diverse opzioni di risposta. Scelgo di apparire entusiasta, e i giornalisti incalzano chiedendomi previsioni per il futuro. So bene che quest'anno la Juve punta allo scudetto, ma rimango cauto. Altre cinque o sei domande e la conferenza si conclude. Il Guerin Sportivo mi sbatte in prima pagina, definendomi proprio un cauto stratega. Maledetti giornalisti.
Da subito, i miei collaboratori mi tampinano con diverse mail, offrendomi giocatori da osservare, dandomi consigli e iniziando noiose riunioni a cui sono (praticamente) costretto a partecipare. Gianluca Pessotto mi parla di un centrale sudafricano nella rosa di una squadra portoghese. Un ottimo affare, secondo lui. Il mercato lo valuta 300.000 euro, la società ne vuole il doppio. Decido di tentare un offerta: 400.000 euro con 100.000 di bonus se il giocatore realizzerà almeno 10 gol nella stagione. Inizia una lunga trattativa, che si conclude con mezzo milione di euro snocciolati, più bonus per i gol, un contratto di tre anni e un'amichevole in Portogallo. Porto il giocatore in rosa, indico una conferenza stampa e mi gongolo del mio acquisto. Ha solo diciannove anni, ma promette bene.
Dopo un paio di settimane, e un difensore danese portato in squadra dall'Ajax per un terzo del mio budget disponibile, sono pronto per la mia prima amichevole. Creo la mia squadra e studio un nuovo modulo, una sorta di complicato 4-1-2-1-2 con Toni in avanti e Pirlo a fare da supporto. Il mio nuovo acquisto sudafricano viene sbattuto in centrocampo, a fianco di Marchisio. La partita inizia, e finalmente posso assistere a una videosintesi ben realizzata. Non mi era mai piaciuta la simulazione fatta con i pallini, in stile "lavagna magnetica delle TV private". QSVS, storico programma calcistico lombardo, è un'istituzione, ma non è quello che voglio vedere in un videogioco. Il nuovo Football Manager non mi delude: assisto ad alcune azioni, e ben presto mi trovo a trattenere il respiro quando Toni con un destro centra l'incrocio dei pali.
La mia squadra ottiene un possesso palla del 70%, ed effettua 9 tiri in porta nel solo primo tempo. Ma la palla non entra. Nello spogliatoio mi complimento con la squadra, e decido di effettuare qualche cambio. Metto dentro Del Piero al posto di Toni, per ingraziarmi gli spettatori e sostituisco il buon Grosso con un altro simbolo della Juventus, l'immancabile Chiellini. Risultato? Un disastro: i tiri in porta si dimezzano e la mia partita termina sullo zero a zero con una squadra da metà classifica del campionato portoghese.
La stampa è magnanima: parla di delusione, ma elogia l'attacco. I tifosi sono certamente delusi, ma siamo ancora a luglio e la preparazione estiva è molto lunga. Così si conclude la mia prima ora e mezza in compagnia di Football Manager 2012. Ho gestito la squadra per tre settimane, effettuato due acquisti, un prestito (Marrone, mandato al Saragozza per un anno con il benestare di Buffon), un'amichevole e tre o quattro conferenze stampa.
Questo descrive l'immensità di questo gioco: tre settimane di calma piatta in un'ora e mezza. Football Manager è un colosso, con un database impressionante (20.000 nomi solo in Italia), la possibilità di giocare in rete, supporto social network e ancora un sacco di cose da scoprire.
Come detto, è difficile parlare di aspetti tecnici del gioco. La renderizzazione delle partite è basilare, con i giocatori costituiti da qualche poligono e una grafica a dir poco approssimativa. Ma non è questo il punto: ci si diverte e ci si rilassa allo stesso tempo. Si sente il fiato sul collo anche nei momenti più tranquilli. Quando si sbaglia lo si capisce, e quando si fa bene si prova una forte emozione. Per una volta nella vita, mi sento più vicino a un allenatore di calcio di quanto lo sia mai stato in precedenza.
Oltre al database aggiornato, la versione 2012 di questo gioco è migliore sotto ogni aspetto. Un tutorial separato dal resto del gioco, una gestione delle informazioni sottoforma di casella di posta e una perenne sensazione di controllo totale, senza però sentirsi abbandonati. Preparatori, osservatori, consiglieri: la mia squadra è un meccanismo a orologeria e tutto, proprio tutto, è al suo posto.
In altre parole, Football Manager 2012 è un grandissimo gioco. O, meglio, un grandissimo simulatore. Certo, per poterselo godere al massimo dovete mangiare pane e calcio tutti i giorni. Non mi considero un grande tifoso, eppure sento di voler ricominciare al più presto. Sabato prossimo ho una partita con il Milan, a San Siro. Meglio iniziare a studiare una tattica.