Lo store digitale G2A si è trovato coinvolto in un acceso dibattito dopo aver sollevato le ire degli sviluppatori indie, i quali affermano che le chiavi vendute sul portale hanno fondamentalmente dato vita ad un mercato di giochi rubati. L'intera debacle è iniziata dopo che un certo numero di importanti sviluppatori indipendenti hanno detto ai giocatori di rubare i loro giochi piuttosto che acquistarli da G2A, a cui il rivenditore ha risposto con una contro-proposta, ossia di rimborsare gli sviluppatori dieci volte in più rispetto a quanto avevano perso nei chargeback (in determinate circostanze, ovviamente).
Gli sviluppatori indie hanno quindi lanciato una petizione per far rimuovere completamente i titoli da G2A e la società ha infastidito ancora più persone chiedendo a un certo numero di mezzi di comunicazione di pubblicare tramite articoli pubblicitari la notizia su come le frodi con carta di credito sulla piattaforma sono "praticamente impossibili". È roba oscura (e c'è dell'altro qui), anche se la compagnia ha dichiarato che il dipendente in questione ha fatto di testa sua e i suoi tentativi non erano policy ufficiale.
Ora, tuttavia, la società pensa di avere finalmente la risposta: questa volta G2A si è offerta di creare uno strumento che blocca le chiavi e che consenta agli sviluppatori di evidenziare i codici che non vogliono che siano venduti sul loro portale, ma solo se si iscrivono 100 sviluppatori (e ovviamente questi sviluppatori devono essere disposti a caricare i loro codici sul sito e essenzialmente aiutare il rivenditore a controllare il proprio mercato).
È certamente una soluzione, ma non è chiaro se le chiavi review e quelle ottenute tramite omaggi siano contemplate, ed è possibile che molti sviluppatori considerino che siano solo la punta dell'iceberg. Almeno è un passo nella giusta direzione, anche se resterà da capire se sarà sufficiente a correggere la recente cattiva pubblicità che l'azienda si è trovata a sostenere.