Italiano
Gamereactor
recensioni film
Glass

Glass - Recensione Cinema

L'ambizioso progetto di M. Night Shyamalan non riesce a convincere nella sua attesa conclusione.

Ambientato dopo la fine di Split, David Dunn è all'inseguimento dell'identità sovrumana di Kevin Wendell Crumb, ovvero la Bestia, in una serie di incontri sempre più pericolosi, mentre Elijah Price Price emerge dall'ombra nel ruolo di orchestratore in possesso di segreti decisivi per entrambi gli uomini.

HQ

In un mondo in cui il cinema dei supereroi tenta di dare un volto più umano alle storie di uomini e donne straordinari che racconta, Glass di M. Night Shyamalan compie un'operazione esattamente inversa. La nuova pellicola del regista di Il sesto senso e The Village, infatti, mira a raccontare la storia di uomini comuni, uomini ordinari, i quali - accomunati da un profondo male fisico o psicologico che li attanaglia - sono convinti di avere poteri inconsueti tali da renderli unici e speciali. Un modo, forse, per esorcizzare il dolore che accompagna le loro vite, quello stesso dolore che li rende incompatibili con l'ordinarietà della vita e che, per tale ragione, ne giustifica la loro essenza sovrannaturale, un modo per rifuggire una realtà che non sembra più appartenere loro. Il cuore di Glass potrebbe essere riassunto in queste poche righe, lasciando evincere che l'ultima opera di Shyamalan porti avanti un messaggio prezioso e sintetizzi in un modo encomiabile l'intricata trilogia iniziata nel 2000 con Unbreakable, quest'ultimo probabilmente il più efficace tra i tre film e che, senza spoiler, funge da vero e proprio collante di tutto il racconto di questa terza pellicola. Oltre ad essere, a nostro parere, l'unico elemento narrativo più convincente dell'intero plot di Glass.

C'è un grande problema alla base del nuovo lavoro di Shyamalan ed è, assurdo da credere, proprio la sua scrittura: confusionaria, inafferrabile e, sotto certi aspetti, anche un po' ingenua (soprattutto nella sua ultimissima sequenza), la grande pecca di Glass risiede nel suo voler imbrigliare e mettere forzatamente insieme le anime dei due film precedenti in un terzo conclusivo, un'operazione che - nonostante sia stata studiata e pensata dallo stesso regista sin dalla lavorazione del primo film - dà l'impressione di essere stata tirata eccessivamente per i capelli. Se presi separatamente, Unbreakable e Split sono due opere molto interessanti, ma per ragioni differenti: il primo per l'originalità del plot in un'epoca in cui il cinecomic iniziava a fare capolino, andando a suo modo contro corrente, ma anche grazie ad un duetto Bruce Willis-Samuel L. Jackson incredibilmente funzionale; il secondo per l'incontenibile e poliedrica interpretazione di James McAvoy, vero fuoco di una pellicola che già scricchiolava in termini di sceneggiatura.

Glass
Annuncio pubblicitario:

L'unione di due film molto buoni, ma per differenti motivi, non porta necessariamente ad un prodotto conclusivo di uguale qualità, in quanto ad emergere maggiormente sono proprio le debolezze di queste due opere. La sensazione è che Shyamalan abbia trovato estrema difficoltà a far convergere due pellicole a loro modo molto diverse, due "bestie" così prorompenti - nonostante il tema portante fosse a suo modo il medesimo - offrendo come risultato una trama eccessivamente diluita, talvolta ingarbugliata e a tratti insensata, che non rende giustizia a nessuna delle due pellicole che l'hanno preceduta. E non bastano le sequenze mai utilizzate di Unbreakable, usate qui da collante per dare un senso di unione tra i due film, per giustificare la linearità narrativa di Glass tra i diversi film.

Ciò che riesce a salvare Glass in extremis è l'eccellente terzetto di attori (Bruce Willis, Samuel L. Jackson e James McAvoy), che riportano sullo schermo i loro rispettivi personaggi a distanza di anni con grande vigore e carisma. Sebbene i personaggi di Glass e Kevin siano decisamente più ingombranti e sovraesposti rispetto a quello di David Dunn, tutto funziona in modo armonico, catalizzando su di sé l'intera attenzione per tutta l'eccessiva durata della pellicola. Cinematograficamente parlando, Glass è forse una delle opere più "costruite" di Shyamalan, ma questo è tutt'altro che un difetto. La splendida sequenza virata in rosa all'interno dell'ospedale psichiatrico, in cui vediamo insieme per la prima volta i tre protagonisti e la dottoressa Ellie Staple (Sarah Paulson), tende a stridere con gli eccessi di grigi e colori freddi che accompagnano buona parte del film, assumendo un importante valore simbolico all'interno delle dinamiche che caratterizzano l'intera pellicola, quasi a rappresentare una sospensione necessaria nell'intero fluire narrativo, ma funzionale alla sua conclusione.

Nonostante alcuni suoi guizzi creativi e pur reggendosi su un trio di attori ancora una volta ineccepibili, Glass stenta a convincere. Le anime molto differenti ereditate dai due film precedenti sono chiaramente incompatibili, svuotando Glass di quel carattere risolutivo che ci saremmo attesi dalla conclusione di questa trilogia. Le intenzioni alla base del film sono molto chiare, tuttavia non riescono a trovare la giusta forma, che è esattamente ciò che impedisce a Glass di lasciare il segno nei suoi spettatori. Peccato.

Glass
Annuncio pubblicitario:
06 Gamereactor Italia
6 / 10
overall score
Questo è il voto del nostro network. E il tuo qual è? Il voto del network è la media dei voti di tutti i Paesi

Testi correlati



Caricamento del prossimo contenuto