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Horizon Forbidden West

Horizon Forbidden West

Tornano le avventure della guerriera Nora Aloy in un nuovo emozionante capitolo, ricco di novità rispetto al primo gioco.

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Crescere, acquisire maggiore sicurezza, imparare dai propri errori, collaborare, rinascere. No, non sto parlando di Aloy, l'affascinante eroina che Guerrilla Games ha forgiato per la prima volta nel 2017, dando vita a una delle nuove IP più amate sull'ultima generazione PlayStation. O meglio, Aloy potrebbe essere letta come una metafora dell'arco di trasformazione cui lo studio che le ha dato i natali si è sottoposto in questi anni. Già, perché da Horizon: Zero Dawn molte cose sono cambiate. E non parlo delle ovvie migliorie tecniche che questo nuovo capitolo, Horizon Forbidden West, porta con sé, visto il suo lancio sia su PlayStation 5 sia su PlayStation 4. Forbidden West è la prova schiacciante che gli sviluppatori olandesi hanno dato ascolto ai propri fan, tentando di migliorare (e ci sono riusciti, ma ne parleremo in dettaglio tra poco) un'esperienza che aveva già tanto da offrire narrativamente, tecnicamente, ma anche e soprattutto emotivamente.

Proprio come la guerriera Nora, di cui abbiamo seguito il percorso di ascesa nel primo gioco fino al consolidamento del suo status di eroina in questo nuovo titolo, anche Guerrilla Games si è messa in gioco e ha voluto provare nuove strade, nuovi percorsi; proprio per venire incontro a quelle che sono state le critiche più atroci da parte dei suoi giocatori: un mondo vuoto, missioni ripetitive, personaggi secondari talvolta poco interessanti; e così via.

Certo, il fulcro attorno cui ruota Forbidden West è e resta sempre Aloy, ma con importanti differenze: da emarginata incapace di avere fiducia nel prossimo, perché ingiustamente ostracizzata, la giovane dai capelli rossi è ora una guerriera più consapevole, e non solo delle sue capacità. A poco a poco, infatti, inizia il suo percorso più difficile, quello più personale: quello che la porterà, per la prima volta, a imparare a fidarsi degli altri. Questo perché - ed è un tema molto attuale anche per noi che viviamo al di fuori di quei mondi digitali - «nessuno si salva da solo». Ma abbiamo appena scalfito la superficie di questo Forbidden West: proviamo a capire perché è un'esperienza di gran lunga più matura e complessa di quella vissuta nel 2017. E perché, dunque, vale la pena giocarla.

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Mi sono dilungata in questo parallelismo tra Guerrilla Games e Aloy perché penso che sia il primo punto di partenza necessario per addentrarci nell'analisi di Forbidden West. La prima grande differenza che si percepisce rispetto al passato è un uso più strutturato e sensato della trama. Se è vero che Zero Dawn aveva già insito i germi narrativi di questo Forbidden West, è altrettanto vero che non era efficacemente supportato da una storia capace di tenerci incollati allo schermo per tutte le sue oltre 40 (e più) ore di gioco, oltre a non fornirti tutte le risposte alle tue domande. Anche per capire davvero cosa sia stato lo Zero Dawn attorno cui ruota il primo gioco, all'utente veniva richiesto uno sforzo in più: lanciarsi in quest secondarie o commissioni per avere dettagli più «cicciosi» o approfondire al meglio il contesto.

In questo, Forbidden West è nettamente superiore: molti dettagli importanti della trama ci vengono forniti già dalle missioni principali, senza non detti, intessendo dialoghi intensi con i tanti comprimari e personaggi collaterali che gravitano attorno a questo universo. Non manca, ovviamente, quella succosa narrazione ambientale che offre spunti ulteriori - anzi, si viene spinti costantemente ad usare il Focus per setacciare ogni anfratto del mondo di gioco, soprattutto se, come chi scrive, siete interessati a conoscere quanti più dettagli possibili. Ma oltre a questo, che in realtà è solo un aspetto marginale, Forbidden West si regge saldamente su una trama solida, ricca di colpi di scena, che si dipana nelle sue molte ore di gioco in modo fluido e naturale. Il fatto che il mondo stesso ci porti a conoscere nuove tribù, e di conseguenza nuovi personaggi, rappresenta la spinta propulsiva di cui il primo gioco aveva bisogno. Non si ha mai la sensazione di vuoto, anzi; ogni tassello si incastra in modo perfetto e coerente, lasciando al giocatore il piacere di esplorare e vivere al fianco di Aloy un'avventura straordinaria.

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Ma questo senso di varietà non si percepisce solo nei nuovi amici e nemici (e nelle nuove macchine, ma ci torneremo tra poco) in cui Aloy si imbatte. Per prima cosa, la nostra eroina ora può fare affidamento su nuove o migliorate abilità: oltre alla possibilità di potenziare armi ed equipaggiamento, così come i suoi abiti da guerriera, presso appositi banchi da lavoro (ora puoi trovarli in piccoli insediamenti o all'interno delle città), Aloy può anche raccogliere specifici ingredienti per farsi preparare gustosi manicaretti dai cuochi delle locande locali. Ogni piatto ha ovviamente diversi effetti, momentanei o no, come curare le ferite o avere maggior vigore temporaneo, e ogni area che visiteremo ci permette di trovare ingredienti (e piatti) sempre diversi. In questo, Forbidden West ha attinto in modo dichiarato da open world più classici, come Monster Hunter, o dall'ultimo Breath of the Wild, ed è un aspetto che si diversifica dalle solite pozioni (anche qui, ci sarà comunque un mercante capace di confezionarle per noi). È una gradita aggiunta, che spinge ulteriormente all'esplorazione delle aree circostanti.

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Lo stesso vale anche per i suoi nuovi alberi delle abilità, che questa volta sbloccano non solo qualità passive, ma anche nuove mosse da sfoggiare in battaglia, comprese vere e proprie Ultimate (tra le mie preferite, c'è quella che aumenta momentaneamente il vigore, prediligendo molto il combattimento corpo a corpo). Come sempre, il giocatore può adattare la sua esperienza in base al proprio stile di gioco, e da questo punto di vista Forbidden West brilla di luce propria. Questo, unito al fatto che l'arsenale di Aloy è sempre più ricco, rende il combattimento contro nemici umani e meccanici sempre più entusiasmante. La varietà sta anche nelle diverse aree che visitiamo.

Come dicevo, oltre alla flora e alla fauna che rendono ogni paesaggio molto diverso e unico, a movimentare ancora di più il nostro viaggio sono i tanti nemici (umani e meccanici) che incrociamo. Diverse parti del mondo hanno, infatti, i loro tipi di dinosauri e tribù, capaci di offrire un'esperienza di gioco più credibile e coinvolgente. Le stesse macchine, anche quelle recuperate dal primo gioco, hanno nuove varianti e attacchi, mentre quelle nuove offrono nuove sfide; per quanto riguarda gli umani, ora alcuni di essi hanno imparato a cavalcare e controllare le bestie meccaniche, quindi diventano anche più imprevedibili. Questo ha permesso all'energico combattimento della serie di diventare migliore e più dinamico.

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Tornando alle abilità di Aloy, l'altra grande novità - che diventa anche un po' il marchio di fabbrica di questo Horizon Forbidden West - è l'uso del rampino. La verticalità diventa una delle caratteristiche più affascinanti di questo nuovo capitolo, in quanto questo strumento permette non solo di raggiungere con maggior facilità zone un tempo inesplorabili (aprendo, dunque, a nuove opportunità su cui torno a breve), ma anche di usarlo come strumento per risolvere alcuni interessanti puzzle. Rispetto al primo gioco, infatti, Aloy può visitare vecchi edifici decadenti dei Predecessori per recuperare alcuni oggetti da collezione (tutto ovviamente opzionale, si intende), a cui è possibile accedere usando la materia grigia e le nuove abilità apprese nel corso del gioco. Nessuna sfida insormontabile, va detto, ma offrono un po' di respiro tra una missione principale e l'altra e anche momenti per rilassarsi dalla furia della battaglia.

E qui arriviamo ad un altro punto nevralgico di Forbidden West: le missioni secondarie, le commissioni, i contratti, le aree di caccia, eccetera. Se hai giocato a Zero Dawn e hai la memoria fresca, ricorderai che il gioco non possedeva tutte queste diverse attività, ma si focalizzava principalmente su alcune di esse, che alla lunga diventavano eccessivamente ripetitive. Lo stesso non possiamo dirlo per Forbidden West: già perché nonostante alcune missioni abbiano alcuni tratti in comune (non tutte), il fatto che la varietà (ancora una volta) tra le attività sia così imponente, tende un po' a «nascondere» questo difetto. Va detto che le diverse missioni non danno più l'impressione di essere semplici filler o occasioni per grindare; hanno tutte più o meno uno scopo e rendono l'esperienza di gioco molto più fluida e più scandita rispetto al primo gioco, dove talvolta lanciarti in quell'attività era solo una seccatura per far salire di livello il tuo personaggio, un passo obbligato per riuscire ad avere i punti necessari per procedere con la missione principale.

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Se è vero che Forbidden West rappresenta un decisivo passo in avanti sotto tanti punti di vista, ho lasciato per ultimi (ma non per importanza) quelli più scontati: grafica e sonoro. Per rendere giustizia a tutti i giocatori, ho provato sia la versione PlayStation 5 sia la versione PlayStation 4 - che probabilmente sarà anche quella più giocata, vista la penuria di console next-gen. È inutile dire che la versione PS5 sorprende ed è pura delizia per gli occhi: a colpirmi, soprattutto, è stata l'illuminazione che riempie appieno lo schermo, offrendo tra gli scorci più suggestivi che abbiamo visitato virtualmente nell'ultimo anno. Rispetto all'aridità, per non dire monotonia, grafica del primo gioco, Forbidden West offre scenari che aspettano solo di essere catturati con la Photo Mode. E io non sono un'appassionata di questa modalità, anzi; eppure, spesso mi sono trovata a dover catturare quell'istante o quel tramonto perché non ne avevo visti di così avvolgenti prima d'ora.

Oltre ad una resa dei particolari e dei dettagli senza precedenti - come lo scintillio delle armature e delle armi di Aloy, così come i suoi fluttuanti e corposi capelli al vento - a sorprendere è anche il comparto sonoro. Che si tratti delle voci dei nemici o del fruscio nell'erba, così come il fragore delle macchine, anche il suono di Forbidden West è ricco, curato - e consiglio caldamente di gustarselo con un ottimo paio di cuffie o un dispositivo surround a tutto volume per percepire ogni singolo elemento. Stesso vale anche per la colonna sonora, dalle atmosfere più elettroniche e meno epiche rispetto al gioco originale, che non funge mai da elemento di distrazione, ma anzi è un piacevole accompagnamento nelle lunghe sessioni di gioco. Ultimo, ma non meno importante: i caricamenti. Su PlayStation 5 sono praticamente inesistenti e rendono il ritorno in partita istantaneo - insomma, dimenticate pure quelle eterne schermate di caricamento viste su PS4 con Zero Dawn.

Per quanto riguarda la versione PS4, ho testato il gioco su una versione Pro della piattaforma. A livello grafico, notiamo ovviamente una differenza in termini di dettagli, ma questo non vuol dire che il gioco non sia visivamente all'altezza della versione per la piattaforma più performante. È altrettanto valida, che tiene conto del fatto che il gioco gira su una console che ha oramai alle spalle quasi dieci anni. Lo stesso non si può dire, purtroppo, dei caricamenti: la mancanza dell'SSD si sente su PS4, va detto, ma non ci troviamo a livelli più catastrofici rispetto al gioco originale, ecco.

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Se è vero che fino ad ora ho avuto solo parole positive nei confronti di Horizon Forbidden West, non posso esimermi da qualche critica. Nelle primissime fasi della mia prova, il gioco aveva diversi bug: schermo nero per qualche secondo, oggetti bloccati in alcuni scenari (e dunque difficili da recuperare), alcune animazioni scattose e persino un arresto anomalo poco dopo aver concluso una missione. Insomma, non lasciava presagire nulla di buono, ma pochi giorni dopo è stata pubblicata una patch che ha risolto buona parte di questi problemi, lasciandoci con un gioco tecnicamente piuttosto buono. Certo, ci sono ancora alcuni cali in termini di framerate durante qualche esplosione e alcune sequenze più concitate (io ho giocato principalmente in modalità Performance, va detto) e altri piccoli problemi di poco conto (perché i personaggi quando si parlano guardano per aria, accidenti?), ma in generale l'esperienza che voi giocherete al lancio sarà molto valida.

Un altro aspetto che mi ha leggermente delusa è lo scarso o quasi nullo utilizzo delle funzionalità del controller DualSense. Soprattutto in vista del fatto che Aloy utilizza principalmente l'arco come arma primaria, mi sarei aspettata una maggiore resistenza da parte dei trigger adattivi nel momento di tendere la corda e scoccare una freccia. E invece, nulla di tutto ciò. Il suo utilizzo è quasi impercettibile: forse le uniche sezioni in cui il DualSense svolge appieno il suo lavoro è quando si prova a forzare alcune casse con la lancia o nell'uso del rampino; ma nulla di più. Magari sono io poco sensibile, chissà.

Horizon Forbidden West è quel passo in avanti necessario richiesto a Horizon: Zero Dawn. Intrigante da un punto di visto narrativo - caratterizzato da personaggi molto carismatici e da un'eroina, Aloy, che faccio davvero fatica a non amare alla follia, vista anche la poderosa crescita del suo arco narrativo - appassionante, con combattimento molto più fluido e coinvolgente, oltre a tantissime cose da fare, Forbidden West è un gioco che ti inghiottirà per tante, tantissime ore. Nonostante l'esperienza cross-gen, Guerrilla Games restituisce un titolo che accontenterà tutti i possessori di una PlayStation 4 o PlayStation 5 in cerca di grandi avventure. E con un'eroina a tutto tondo come Aloy con cui condividere il viaggio, il percorso sarà ancora più emozionante.

Horizon Forbidden West
09 Gamereactor Italia
9 / 10
+
Grafica mozzafiato; Trama intrigante; Personaggi più carismatici; Tante cose da fare; Aloy si conferma una protagonista eccellente; Bel combattimento; Nuove abilità.
-
La struttura base del gioco non si evolve troppo dal primo; Alcuni problemi tecnici; Quasi impercettibile l'uso del Dualsense.
overall score
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RECENSIONE. Scritto da Fabrizia Malgieri

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