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Kingdom Come: Deliverance

Kingdom Come: Deliverance

Non ci sono draghi all'orizzonte in questo RPG storico di Warhorse Studios.

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Da quando scriviamo di videogiochi pochi titoli ci hanno intrigato quanto Kingdom Come: Deliverance. Dopo aver messo le mani sul gioco per la prima volta l'anno scorso siamo giunti alla conclusione che questo fosse uno di quelli da tenere d'occhio, anche se forse si è trattata più di speranza che di aspettativa perché era ovvio che questo era un gioco che aveva del potenziale in tutti i sensi, tale era la libertà che si proponeva di offrire. È un gioco di ruolo ambizioso, costruito in ugual misura tra simulazione e azione, e sembra aver strappato le pagine ad un gioco di ruolo fantasy ispirato a Tolkien, anche se scava profondamente nella storia medievale europea.

Warhorse Studios ha creato un gioco di ruolo massiccio qui, e per certi aspetti lo studio ha svolto un lavoro straordinario, creando personaggi vivaci e un mondo dettagliato e ricco di atmosfera. L'ambientazione è piacevolmente diversa, il tono straordinariamente maturo, e all'inizio, durante il primo paio di ore, sembrava che Warhorse avesse lavorato bene e che il nostro ottimismo fosse stato ben ricompensato. Sfortunatamente, però, questa prima impressione è svanita molto presto ed è diventato sempre più chiaro che gli elementi di Kingdom Come: Deliverance funzionano in modo maldestro.

La nostra frustrazione e la nostra insoddisfazione fanno riferimento ad una particolare situazione che si colloca tra i peggiori in cui ci siamo imbattuti, un assedio multistadio ambientato in un campo di banditi che ha richiesto ore per essere completato. Ci hanno sconfitto così tante volte che alla fine abbiamo iniziato a dispiacerci per le ondate infinite di soldati nemici che abbiamo massacrato mentre camminavamo ancora e ancora sugli stessi passi di Henry, il figlio di un fabbro in cerca di una vendetta sanguinosa. Questa punitiva collezione di battaglie era piena di glitch in stile Mony Python e di qualche comportamento assurdo da parte dell'intelligenza artificiale, e spesso ci siamo trovati impalati per colpa di alcuni ostacoli di difficoltà inutilmente frustrante. L'intera faccenda si è poi risolta con un combattimento contro un boss brutale che felicemente ci ha pugnalato a morte più e più volte, come se fossimo intrappolati in un prequel surreale di Ricomincio da capo. Durante la battaglia ci ha perseguitato in uno spazio limitato, spingendo e colpendoci con la sua lama, e quando lo abbiamo pugnalato, colpito o sparato frecce in faccia, ha continuato a venirci incontro fino a quando il gioco non si è stufato di vederci morire o ha iniziato a dispiacersi per noi, in quanto ha fermato il combattimento e misteriosamente ci ha dichiarato il vincitore. Non abbiamo posto resistenza.

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Kingdom Come: DeliveranceKingdom Come: Deliverance

Il combattimento in Kingdom Come: Deliverance è piuttosto unico, e in certe situazioni appare ben implementato. In particolare, durante i combattimenti uno-contro-uno standard, ci sono molte sfumature ed eccitazione nel tenervi completamente immersi nel momento. Frecce e lame si affastellano nel corso di scontri tesi, e c'è del potenziale sia per chi è abile in attacco e chi in difesa attraverso una vasta gamma di armi. Abbiamo scoperto che il combattimento non si traduce così bene in situazioni di gruppo, tuttavia, e quando si affrontano avversari multipli, può essere estremamente difficile. Siamo sicuri che gli sviluppatori diranno che questa è una questione di design, ma durante le battaglie più caotiche che coinvolgono diversi soldati nemici, non va affatto bene.

A complicare le cose c'è il tiro con l'arco. Anche in questo caso, è chiaro che Warhorse ha cercato di rendere il combattimento difficile di proposito, perché tirare con un arco è difficile nella vita reale e questo gioco mira ad essere un simulativo, ma ci sentiamo di dire che il tiro con l'arco, in particolare, è difficile da criticare, ma più che metterci alla prova con senso, la maneggevolezza dell'arco ci ha fatto sentire degli inetti, anche dopo aver giocato per oltre 30 ore. È sempre possibile migliorare le vostre abilità attraverso la pratica o pagare per imparare, ma comunque gli schemi di controllo perfettini hanno reso il combattimento un lavoro di routine, a volte, e affrontare un gruppo di avversari è così impegnativo che esclude in modo efficace certe scelte nel gioco.

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Se Kingdom Come: Deliverance offre combattimenti aspri in situazioni particolari, vi indirizza anche verso percorsi più diplomatici. L'influenza di Bioware si percepisce molto bene qui, con scene di testa parlanti corredate da molteplici opzioni di dialogo. C'è un sistema ordinato costruito attorno ai dialoghi e alcuni di questi sono scritti abbastanza bene, ma non è tutto eccezionale. Allo stesso modo, il doppiaggio è un po' incostante, e chiunque fosse a capo del casting ha fatto un lavoro terribile, con l'uso di dialetti e inflessioni un po' ovunque che minano pesantemente l'esperienza. Il medesimo livello di incoerenza si trova un po' ovunque, anche tra i nobili, alcuni dei quali parlano con eleganti accenti inglesi mentre altri si comportano come se fossero americani. A completamento di quanto appena detto ci sono anche le espressioni facciali (o la loro mancanza) e le animazioni dei personaggi che, molto spesso, sono fatte davvero male, che non fanno altro che debilitare l'atmosfera che stanno provando a creare altrove.

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Nonostante le nostre critiche, ci sono comunque molti aspetti positivi. L'ambientazione, ad esempio, è estremamente interessante. La storia di Henry si intreccia con quella di grandi eventi, e questo personaggio umile ma capace si trova a mescolarsi con l'aristocrazia e ad eseguire i propri ordini in tutto il regno. Mentre la formula RPG perde un po' del suo mistero sostituendo il fantasy con la storia - qui non ci sono dungeon pieni di scheletri da esplorare - è comunque un percorso che spesso non battuto e quindi riesce a risultare fresco e unico. Warhorse ha chiaramente investito molto tempo cercando di far funzionare la storia medievale nel contesto del loro gioco, e per molti aspetti hanno fatto un buon lavoro e lo hanno reso autentico (anche se siamo ben lontani dall'essere esperti nel periodo , quindi non possiamo dirlo con precisione). La trama è costruita attorno alla vendetta, ma ci sono un sacco di sottotrame in tutto e ci fanno capire in che modo fosse vivere all'epoca, e se parli con i personaggi con i nomi, avrete maggiori dettagli su ciò che dovete fare.
Ci siamo divertiti tantissimo ad esplorare il mondo, e i villaggi rustici e fangosi sono certamente evocativi dell'epoca. Nei campi e nei piccoli villaggi tutto è molto genuino, anche se una volta entrati in zone più popolate non sono sempre così vive come avremmo voluto, in quanto gli NPC e i quest giver stanno lì ad aspettare che voi gli parliate. Tuttavia, l'atmosfera generale, che è aiutata dalla brutalità e dalla severità della trama, è piuttosto buona e se non fosse per le questioni tecniche che abbiamo menzionato poco sopra (cose che speriamo vengano sistemate nel tempo), allora questa piccola piazza dell'Europa centrale può essere molto divertente da esplorare e offre molte cose da fare.

Per quanto riguarda la trama, si è rivelata coinvolgente pur non essendo particolarmente sottile. Alcuni dei temi trattati sono ovviamente adatti ad un pubblico adulto, anche se i personaggi che incontretete potrebbero aver beneficiato di un po' più di sfumature e di consistenza talvolta. Il problema principale non è stata la storia, ma piuttosto il suo ritmo, e abbiamo scoperto che gran parte del dramma si perdeva in quanto eravamo troppo impegnati a fare altro. Questa è forse una critica che si può muovere al genere in generale, ma Kingdom Come: Deliverance non offre nulla in termini di soluzioni, ed è chiaro dai picchi di difficoltà durante le quest chiave che Warhorse vuole che voi esploriate e grindiate un po' prima di affrontare le missioni più importanti. Almeno alcune delle quest della storia sono più interessanti del semplice raccogliere cavoli, anche se c'è anche un elemento di questo genere di cose. Migliore è, invece, la gamma di opzioni aperte al giocatore in un dato momento, e anche se il combattimento è proibitivo a volte, di solito c'è più di un modo per fare a pezzi il rivale. Mentre la struttura che facilita il coinvolgimento dei giocatori può essere un po' traballante, siamo contenti che ci venga data la libertà di provare cose fuori dagli schemi.

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Il sistema di salvataggio non aiuta neanche il ritmo. I salvataggi automatici sono pochi e distanti tra loro, anche se quando non si è in combattimento è possibile salvare il gioco utilizzando una pozione che è possibile creare o acquistare da determinati fornitori. Le pozioni non sono particolarmente economiche, quindi non potete usarle troppo spesso e farcela tra i momenti chiave per ottenere il risultato che desiderate non è sempre possibile. È un modo interessante di aggiungere gravità a ciascuna decisione, ma può anche essere un po' frustrante se si viene sorpresi senza la possibilità di salvare i propri progressi. Allo stesso modo, se vi avventurate nel mondo senza mangiare abbastanza, Henry si lamenterà incessantemente di quanto sia affamato, con un gran fastidio. Insomma, vi consigliamo caldamente di fare scorta di medicine e cibo, e fate sempre in modo di avere una ciotola di spezzatino ogni volta che ne vedete uno che bolle in pentola (nessuno sembra dispiacersene, lo stesso vale anche per i letti).

La fame non è l'unica cosa nella mente di Henry, dato che bisogna far sì che sia ben riposato. Se passa troppo tempo sveglio, inizierà ad addormentarsi, e le palpebre pesanti scendono letteralmente lungo lo schermo. Inolte, il mondo reagisce a Henry, e dopo poche ore il figlio del nostro umile fabbro è praticamente una celebrità grazie alle sue azioni nel resto del mondo. Tutti quelli che incontrerete nella città principale sapranno chi siete ed è felice di vedervi, il che è bello anche se assolutamente incredibile. Ci sono meccanismi dettagliati costruiti attorno a molti aspetti della vita feudale, dal baratto con i commercianti all'adorazione nei santuari, e se siete il tipo di giocatore a cui piace scavare in questi sistemi, troverete un sacco di profondità.

Per quanto riguarda la meccanica RPG, essenzialmente livellate Henry facendo cose. Combattendo un sacco migliorerete nel combattimento, parlate molto migliorerete nel parlare, e così via. L'esperienza di Henry si evolverà secondo il vostro modo di giocare e sbloccherete nuovi vantaggi che possono essere appresi attraverso tutti gli aspetti del gioco, dall'allenamento alchemico al miglioramento del vostro cavallo. C'è molto da fare e ci sono alcune abilità davvero vaghe che non riusciamo a capire se siano particolarmente utili (se volete una mano ferma mentre sparate da un arco da ubriachi, potete farlo), anche se tutto ciò che bisogna sapere è nascosto tramite un sistema di menu che è grandioso, ma può sembrare un po' difficile da esplorare e non sempre è organizzato in modo intuitivo.

Kingdom Come: Deliverance

A parte questo, l'interfaccia utente, in generale, è molto carina, dal mondo artistico e alle mappe regionali in cui viaggiate velocemente, fino alle descrizioni che trovate per armi e vantaggi nei menu. Potete tenere traccia di ciò che state facendo, attivare le missioni disponibili e seguire i marcatori e ordinare il vostro inventario, spostare le cose dalla vostra borsa al cavallo. Non è la configurazione più accessibile che abbiamo mai visto, ma almeno stilisticamente funziona molto bene. Questo può essere esteso a gran parte del gioco; il tutto sembra essere stato costruito con cura e affetto genuini. Grazie ad una colonna sonora soddisfacente che ci accompagna durante l'avventura, e un sacco di dettagli che caratterizzano il mondo che i giocatori potranno scoprire, ciò che ci viene restitutita è un'esperienza generalmente coesa.

È davvero un peccato quindi che, anche se Warhorse ha chiaramente riversato tanto amore in Kingdom Come: Deliverance, non riesca a colpire nel segno in un certo numero di settori. È un gioco estremamente ambizioso, ma forse è quel livello di ambizione che finisce per essere la sua rovina, con i suoi numerosi sistemi e caratteristiche che non sempre si adattano a buoni risultati. In termini di prestazioni tecniche, le cose sembrano essere migliorate da quando il gioco è stato aggiornato prima di scrivere questa recensione, ma presenta ancora dei bug e instabile in alcuni punti e ha bisogno di sputi ulteriori prima di poterlo definire sistemato, lasciando questa sensazione molto simile a una work-in-progress che aveva bisogno di più tempo di stare nel forno. Con il tempo e le patch riusciamo a immaginare che Kingdom Come: Deliverance si trasformi in un gioco migliore, e ci piacerebbe vedere un sequel completo, risolvendo alcuni dei problemi più importanti, ma per ora tutto ciò che ci rimane, dopo aver trascorso una scorsa settimana a giocare a un gioco che non vedevamo l'ora di provare, è la sensazione che alla fine non è riuscito a soddisfare le nostre alte aspettative. Nonostante alcune frustrazioni, dopo aver riflettuto, ci sono molte cose da apprezzare in questa avventura medievale, ma resta il fatto che non sia il classico che speravamo.

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06 Gamereactor Italia
6 / 10
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Mondo interessante e suggestivo, Tante cose da fare, moltissimi sistemi, alcuni buoni scritti e personaggi divertenti, design coeso.
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Bug a bizzeffe e un paio di crash, Doppiaggio e regia di goffa; il combattimento di gruppo può risultare frustrante; l'interfaccia utente è ingombrante.
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