Da giovedì, le forze di sicurezza siriane e i militanti legati ai nuovi governanti islamici del paese hanno scatenato una repressione mortale nella regione costiera alawita, provocando oltre 340 vittime, tra cui donne e bambini.
L'ondata di violenze si è concentrata intorno alle città di Jableh e Baniyas, tradizionalmente considerate roccaforti della minoranza alawita, e segna il conflitto più intenso nell'area da anni.
Questa operazione, apparentemente finalizzata a sedare un'insurrezione legata ai sostenitori dell'ex presidente Bashar al-Assad, ha visto militanti e forze di sicurezza scontrarsi con conseguenze mortali.
In un caso particolarmente straziante, decine di uomini alawiti sarebbero stati giustiziati a sangue freddo, aumentando ulteriormente le tensioni. Mentre la paura si diffonde, migliaia di residenti alawiti e cristiani sono fuggiti dalle loro case, cercando rifugio in una base militare russa.
Le autorità hanno riconosciuto le violazioni, ma rimane incerto se il loro approccio possa davvero ristabilire l'ordine o se la violenza continuerà a disfare il tessuto sociale della regione. Per ora, resta da vedere come si evolverà la situazione.