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L'industria videoludica insorge contro la decisione dell'OMS

Interviene anche Thalita Malago, Direttore Generale di AESVI e membro del board dell'ISFE, promotore dell'iniziativa.

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A seguito della conferma da parte dell'OMS di classificare la dipendenza da videogiochi come malattia mentale avvenuta nelle scorse ore, non è tardata ad arrivare la risposta da parte dell'industria videoludica attraverso la fondazione di un movimento internazionale guidato dalle principali associazioni tra cui l'ISFE, l'Interactive Software Federation of Europe.

La decisione promossa dall'OMS, tuttavia, non diventerà effettiva prima di maggio 2019, ma nel frattempo la comunità scientifica e di professionisti di settore sono in mobilitazione per evitare che questa scelta entri ufficialmente di diritto. In queste ore Thalita Malagò, Direttore Generale di AESVI e membro del board dell'ISFE, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Videogiochi di ogni genere, su qualsiasi dispositivo e piattaforma, vengono usati in modo sicuro e responsabile da più di 2 miliardi di persone a livello mondiale e il loro valore educativo, terapeutico e ricreativo è ben documentato e ampiamente riconosciuto. Ci rammarichiamo, quindi, di dover constatare che la 'dipendenza da videogiochi' è ancora presente nell'ultima versione della classificazione ICD-11 dell'OMS, nonostante la significativa opposizione da parte della comunità medica e scientifica. Le prove a favore della sua inclusione restano molto contestate e non conclusive. Ci auguriamo che l'OMS decida di riconsiderare il volume crescente di dati a sua disposizione prima di proporre l'inclusione della 'dipendenza da videogiochi' nella versione finale della classificazione ICD-11 che dovrà essere approvata il prossimo anno. Il nostro settore e sostenitori di tutto il mondo continueranno a far sentire la propria voce in opposizione a questa decisione e a sollecitare l'OMS perché eviti di adottare misure che avrebbero conseguenze ingiustificate per i sistemi sanitari nazionali di tutto il mondo."

Resta da vedere se questa mossa abbia effetti sulla decisione da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità a rivedere la propria posizione in vista del prossimo maggio.

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