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Uncharted 4: Fine di un Ladro

Uncharted 4: Fine di un Ladro

Quanto è difficile dirsi addio...

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La strada che Naughty Dog ha dovuto percorrere per sviluppare Uncharted 4: Fine di un Ladro è stata probabilmente una delle più lunghe e travagliate della sua storia come studio. Non solo perché, a lavori iniziati, una parte importante dello staff narrativo che ha accompagnato questa serie sin dai suoi esordi (Amy Hennig) ha abbandonato il team - per ragioni che, al momento, non ci interessa affrontare - ma soprattutto perché questo capitolo segna la conclusione definitiva dell'impegno di Naughty Dog nei confronti delle avventure di Nathan Drake. E come in tutte le grandi saghe che si rispettano, lo studio ha voluto dare il suo estremo saluto all'amato avventuriero, che si ispira chiaramente alla serie spielbergiana di Indiana Jones (i più maliziosi parlano di una versione maschile di Lara Croft...), con un portentoso e sublime finale, realizzando probabilmente una delle trame più affascinanti dai tempi di Il Covo dei Ladri (il preferito in assoluto di chi scrive).

Dopo aver ricevuto qualche dettaglio sulla storia un po' a spizzichi e bocconi tramite qualche trailer, in un recente evento hands-on tenutosi a Milano abbiamo finalmente avuto l'opportunità di alzare il velo sulla trama che accompagna questo attesissimo quarto episodio, ma anche provare per la prima volta la campagna, prendendo confidenza non solo con la più grande novità introdotta in questo capitolo, l'uso dei veicoli, ma anche con un sistema di combattimento decisamente più in linea con i tempi che corrono, e molto più strutturato, seppur comunque molto semplice e intuitivo. I Naughty Dog hanno fatto centro anche questa volta? Scopriamolo immediatamente.

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Prima di addentrarci nello specifico del gameplay e della demo che abbiamo provato, è opportuno introdurre qualche elemento narrativo su cui, come dicevamo, fino ad oggi lo studio aveva preferito il massimo riserbo. Come in ogni capitolo di Uncharted che si rispetti, a muovere le fila della storia è la ricerca di un tesoro ambizioso, raro e ovviamente impossibile da rintracciare; questa volta l'oggetto delle brame di Drake è lo spettacolare e mitico tesoro del famoso corsaro britannico (realmente esistito) del XVII secolo, Henry Evory, la cui "carriera" durò appena un paio d'anni, ma sufficiente da costruire intorno a lui e alla sua pericolosissima flotta una vera e propria leggenda. La storia narra che Evory diventò un corsaro a seguito dell'ammutinamento della Charles (poi rinominata Fancy), di cui era inizialmente ufficiale in seconda, dopo molti mesi nel porto di La Coruna. Da lì, partì alla volta dell'Oceano Indiano, diretto in Madagascar, reclutando nuovi pirati e nuove navi per creare una flotta invincibile, con un solo ed unico obiettivo: entrare in possesso del ricchissimo tesoro dell'Imperatore dell'India, dal valore attuale di 400 milioni di dollari, assaltando la nave Ganj-i-Sawai. I pirati organizzarono un'imboscata portentosa, riuscendo ad entrare in possesso di un bottino senza precedenti.

La caccia all'uomo diventò subito spietata, creando tuttavia gravi problemi diplomatici tra il Regno Unito e l'India (per la prima volta nella storia), in quanto Evory era di origini britanniche e inizialmente ufficiale della Marina Britannica. Da qui si scatenò una vera e propria caccia all'uomo, ma di Evory - e soprattutto del tesoro - non si seppe mai più nulla. La storia dietro il tesoro era così affascinante che sin da subito i leggendari fratelli Drake, Nathan e Sam, decisero sin da giovani di mettersi sulle sue tracce, ma durante una missione in cerca del tesoro, Sam apparentemente morì, lasciando il fratello in preda allo sconforto e abbandonando definitivamente qualsiasi interesse nei confronti di questo patrimonio leggendario. Ma come in tutte le storie a lieto fine, Sam ritorna da Nathan, e questa volta con informazioni davvero ghiotte: dice di aver finalmente scoperto dove si trova il tesoro di Evory, ma al contempo ammette che la sua vita è clamorosamente in pericolo. Raggiunti dal sempre fedele e irriverente Sully, i fratelli Drake si mettono nuovamente sulle tracce del mirabolante tesoro raggiungendo il Madagascar, tuttavia contrastati da due spietati nemici, che faranno di tutto per ostacolarli.

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La trama che fa da sfondo alle vicende di Uncharted 4: Fine di un Ladro dimostra ancora una volta, seppur in un breve assaggio, quanta importanza danno i Naughty Dog all'apparato narrativo che costituisce i loro giochi. Forti di un lavoro di ricerca accurato e certosino, da quanto ci hanno raccontato, lo studio punta davvero in alto con questo nuovo episodio, aggiungendo al classico cast tanto amato dai fan della serie, anche il nuovo emblematico personaggio di Sam Drake, aggiungendo ulteriore pepe al mix narrativo e alle dinamiche relazionali tra i vari personaggi.

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Ma accanto ad una trama che si prospetta pirotecnica e ricca di colpi di scena, una delle novità più interessanti di Uncharted 4 risiede nella grande esplorabilità degli ambienti (ancor più che in passato), dalla massiccia grandezza della mappa di gioco, il tutto reso più accessibile grazie alla presenza del veicolo, che facilita di molto gli spostamenti, ma che si rivela anche un ottimo strumento per risolvere alcuni facili puzzle che troveremo disseminati nella mappa. Nella prima parte della sezione a cui abbiamo giocato, infatti, abbiamo potuto utilizzare il veicolo per spostarci più velocemente da un punto all'altro della mappa, anche se Naughty Dog ci ha consigliato caldamente di scendere dalla jeep, di tanto in tanto, per raccogliere i tanti collezionabili che troveremo in giro per il paesaggio, un classico intramontabile per la serie Uncharted (non solo di tesori, ma anche di pagine del diario di Evory e di dialoghi aggiuntivi, che permetteranno al giocatore più ambizioso e curioso di conoscere più a fondo la storia).

Ma non solo: come dicevamo, la jeep può essere utilizzata anche per risolvere alcuni puzzle o per aprirci eventuali varchi per procedere nel nostro cammino, utilizzando il verricello posto sulla parte anteriore della macchina. L'uso della jeep si rivela senza dubbio una bella introduzione, non solo perché è sintomo del fatto che i Naughty Dog hanno voluto fare le cose in grande per questo capitolo finale, offrendoci una mappa di gioco davvero gigantesca (e al contempo anche molto ben dettagliata - ma parleremo di questo aspetto tra poco), ma si rivela anche un interessante diversivo rispetto alle lunghe camminate che abbiamo percorso in passato, svecchiando di molto l'esperienza di gioco e rendendola molto più immediata e in linea con le esigenze più frenetiche dei giocatori moderni. La guida è semplicissima e non richiede chissà quali particolari esperienze al volante: il tasto R2 accelera e il tasto L2 frena, mentre per spostare il volante basterà semplicemente servirsi dell'analogico destro. Pratico, immediato, divertente.

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Dopo aver esplorato i dintorni meravigliosi offerti dall'incontaminata natura del Madagascar, offrendo alcuni dei panorami più suggestivi e affascinanti della storia della serie, ci siamo imbattuti nel primo scontro a fuoco con i banditi locali e abbiamo potuto avere un assaggio delle novità introdotte in questo nuovo sistema. Per prima cosa, Nathan avrà la possibilità di marcare un nemico usando L2 e L3 (saranno marcati con un triangolino bianco posto sulla loro testa), in modo da tenere sempre a vista i nemici ed eventualmente attaccarli nei modi che più preferiamo (in stealth o sparando). Un'altra interessante novità introdotta nel sistema di combattimento è l'aggiunta dei segnali d'allerta (qui rappresentati da un diamante) relativi a possibili minacce nemiche, che possono essere di due tipi: diamante di colore giallo (Nathan ha due opzioni a cui deve reagire in poco tempo: nascondersi o affrontare il combattimento); oppure diamante di colore rosso (Nathan è stato scoperto e dobbiamo immediatamente prepararci al combattimento). Infine, nel caso in cui il nemico ci agguanti alle spalle, possiamo premere il tasto triangolo sul controller per liberarci, evitando così di incorrere in possibili morti. Da un punto di vista del sistema di combattimento, Uncharted 4 ha indubbiamente fatto molti passi avanti rispetto al passato, e abbiamo rintracciato molti più punti di contatto con The Last of Us rispetto alla serie a cui appartiene, rivelando un sistema molto versatile, intuitivo e indubbiamente più moderno rispetto ai suoi predecessori (sfidiamo chiunque a non aver provato qualche difficoltà a ritornare a giocare ai vecchi classici con Uncharted: The Nathan Drake Collection, dove il sistema di combattimento era di gran lunga più rigido rispetto a quanto siamo abituati oggi).

Tuttavia, uno degli aspetti che balza all'occhio nel momento in cui si prende il controller in mano e si inizia a giocare ad Uncharted 4: Fine di un Ladro è senza dubbio la sua altissima qualità grafica. La build che abbiamo provato, probabilmente già quella definitiva, era caratterizzata da un livello grafico senza precedenti, con un livello di dettaglio davvero spettacolare che, più di una volta, ci ha costretto ad abbandonare la jeep, arrampicarci su un'altura e ammirare lo spettacolare scenario circostante. La stessa cura in termini di dettagli va rintracciata anche nei personaggi: non abbiamo resistito alla tentazione di zoomare sul viso di Drake per contargli le rughe sulla fronte (eh sì, ce ne sono parecchie!) o osservare il suo viso madido di sudore, realizzato con un dettaglio senza precedenti. Pur essendo graficamente solido, questa grande quantità di dettagli non ha inciso in alcun modo sulla performance della console, la quale restituisce senza problemi un'esperienza molto fluida e con animazioni altrettanto eccellenti, anche nelle sezioni più concitate e veloci, come la guida in macchina e i combattimenti con i nemici.

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Gli unici piccoli difetti rintracciati nella demo che abbiamo provato è relativa all'IA dei nemici e ad alcuni aspetti ancora troppo lineari che persistono dai precedenti episodi. Nel primo caso, i nemici - come in passato - sono tutt'altro che intelligenti, e spesso siamo riusciti ad agire indisturbati, anche quando i nostri compagni (Sam e Sully) fossero davanti ai loro occhi. Un aspetto mutuato dalla serie, è vero, ma che in un'ottica moderna ci appare un po' obsoleto e che forse, giunti in questa epoca storica, avremmo preferito che venisse migliorato. A proposito della linearità, in un'era in cui possiamo costruirci da soli il nostro percorso e scegliere come raggiungere un dato punto, riteniamo ancora una volta un po' antiquata la scelta di permettere a Nathan di arrampicarsi su una torre (o su una qualsiasi altra struttura) solo ed esclusivamente servendosi di percorsi prestabiliti. In un mondo dove si punta al massimo sull'esplorabilità, avremmo gradito una maggiore libertà di movimento, piuttosto che essere obbligatoriamente incanalati verso una data sporgenza o un dato appiglio per raggiungere una vetta.

Per carità, quanto detto è il proverbiale "pelo nell'uovo", ma avremmo preferito una maggiore attenzione su aspetti che la serie si trascina oramai da anni.

Al netto di quanto detto, Uncharted 4: Fine di un Ladro si prepara a regalare forse una delle esperienze più travolgenti ed emozionanti della storia della serie. Forte di nuove aggiunte e di nuove meccaniche, il capitolo conclusivo delle avventure di Nathan Drake si prepara a regalare al suo pubblico quello che sembra un degno e meritato finale, anche grazie ad una trama particolarmente avvincente. Non ci resta che attendere il prossimo 10 maggio per gustarci il titolo nella sua interezza. E se questi sono i presupposti, le settimane che ci separano dalla sua release saranno eterne.

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