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Battlefield V

Battlefield V: War Stories - Provato

Siamo stati in Libia, poi in Francia e infine abbiamo fatto parte della resistenza in Norvegia.

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Nel 2016 EA e DICE ci hanno catapultato nella Prima Guerra Mondiale con Battlefield 1, non solo in termini di ambientazione storica del multiplayer ma anche per le antologiche War Stories, grazie alle quali hanno mostrato ai giocatori i vari punti di vista della guerra nei panni di personaggi diversi lungo brevi campagne. Bene, questo aspetto si prepara a fare il suo ritorno in Battlefield V, e siamo stati recentemente invitati a Londra per provare quattro delle cinque War Stories presenti nel gioco di quest'anno.

Il primo è il Prologo, che altro non è che un passaggio introduttivo per farti un'idea del gioco. In momenti di gameplay molto brevi e fugaci - dove un secondo potresti essere a bordo di un carro armato e quello successivo posizionato come un cecchino - possiamo dare un'occhiata alle varie meccaniche di gameplay in un certo numero di scenari di guerra, passando senza problemi da uno all'altro per darci un'idea della vastità del conflitto. Come ci ha detto il design director del franchising Daniel Berlin, è proprio questo l'obiettivo del prologo: mostrarci la grandezza globale della guerra.

Abbiamo giocato il brevissimo Prologo nella sua interezza, ma un'altra War Story che abbiamo visto per intero era Nordlys, ambientata in Norvegia. L'autenticità è importante per DICE, in quanto tutti parlano norvegese e i sottotitoli sono in inglese, ma d'altra parte, gli eventi che accadono non sono esattamente autentici. C'è molta licenza poetica negli eventi qui raccontati, ma come ci ha detto Berlin, quello di Battlefield V non è e non vuole essere un racconto storico ma piuttosto un riflettore su cose che potrebbero essere accadute come parte delle storie umane che vogliono raccontare.

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Questa racconta la storia di Solveig, che all'inizio della campagna sta tentando di salvare un combattente della resistenza norvegese dalle mani dei tedeschi occupanti. Non andremo troppo nei dettagli della trama, ma quello che possiamo dire è che è molto aperto meccanicamente; un'altra mossa intenzionale di DICE, la quale ci ha detto che i giocatori potranno approcciarsi e giocare queste storie nel modo che preferiscono. Ad esempio, all'inizio abbiamo il compito di infiltrarci in un luogo in cui il nostro alleato viene tenuto prigioniero, e puoi guidare un camion per raggiungere le porte e abbattere così tutti i soldati nemici, o entrare di nascosto e fare un'entrata più silenziosa, e tutto quello che ne deriva nel mezzo.

Successivamente ti si apre il mondo innevato di Nordlys e ti offre molte più opportunità di azione e movimento, sia che usi i cieli per attraversare la neve o aspettare appollaiato su una montagna per individuare tutti i nemici prima di fare la tua mossa. Offre uno sguardo estremamente piacevole e rinfrescante sulla guerra, sia in termini di gameplay sia di trama, specialmente perché è un'occasione molto rara vedere le donne in un'ambientazione della Seconda Guerra Mondiale.

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Quello che DICE fa qui è intrecciare un fatto storico con la fiction, e proprio quando ci dicono che si tratta del lato umano della guerra, Solveig viene coinvolto in una trama che può cambiare il mondo per sempre. La trama di fondo ruota all'acqua pesante, un ingrediente dei piani tedeschi sulla bomba atomica (che è una cosa reale, comunque), e sebbene sia molto hollywoodiano, mostra comunque i conflitti che le persone reali hanno vissuto facendo parte della resistenza.

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Under No Flag è stata una delle War Stories a cui abbiamo potuto dare solo una rapida occhiata, e segue un carico di criminali cockney quando vengono spediti in un'operazione per distruggere gli aerei nemici. Nonostante sembri un film di Guy Ritchie, è bello dare un senso agli eroi che non sono gloriosi. Dopotutto, questi criminali comuni si sono risparmiati la prigione in quanto hanno preso parte alle pericolose missioni segrete, e come dice il vostro comandante in apertura della storia, non c'è gloria che li aspetti.

Qui interpretiamo Billy Bridger, un ragazzo che non ha niente da fare e la cui esperienza negli esplosivi gli fa guadagnare un biglietto in prima classe per la Libia. L'approccio aperto rimane, ma c'è una maggiore attenzione al tuo isolamento in questo caso. Dopotutto, a nessuno interessa questo gruppo di soldati che vengono mandati lì perché sono sacrificabili, e la gioventù di Bridger è evidente sia nel suo atteggiamento arrogante sia nei suoi continui piagnistei.

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L'ultima War Story cui abbiamo giocato si chiamava Tirailleur e racconta la storia di un soldato nero francese di nome Deme che si rende conto di quello che pensa di lui il suo compagno dopo aver camminato allegramente nell'esercito e schierato. Dopo essere stato costretto a scavare, viene chiamato per svolgere una missione, e lui e i suoi uomini devono marciare contro l'esercito tedesco per respingerli fuori dalla Francia, che in quel momento aveva a che fare con l'occupazione già da tempo (questo capitolo è ambientato nel 1944). Il suo amore per la Francia è smorzato in apertura di questa storia, ed è davvero straziante da vedere.

Non abbiamo giocato la storia nella sua interezza, ma sembra essere una storia tragica fino ad ora, dal momento che Deme non viene rispettato dai suoi alleati, ma è stato anche spedito per svolgere un compito apparentemente insormontabile, andando contro le forze dell'esercito tedesco e i loro macchinari mostruosi. C'è un momento molto toccante, ad esempio, in cui bisogna mantenere un punto dopo aver respinto i tedeschi, ma devi costantemente correre in giro e sparare da dentro e fuori la copertura mentre i carri armati abbattono le tue difese. È bello quando gli alberi lasciano cadere le foglie nella campagna autunnale francese, ma è ossessionante a causa del modo in cui Deme viene trattato; è una giustapposizione interessante in quanto gli viene detto di combattere contro una nazione che lo opprimerebbe al fianco degli uomini che gli mancano di rispetto.

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Per quanto riguarda l'aspetto dell'azione in senso stretto, ci sono vari momenti di combattimento, ma la maggior parte dipende dal giocatore. Puoi farti strada contro i nemici con tutte le armi classiche della Seconda Guerra Mondiale come un MP40 nel Nordlys, ad esempio, anche se è molto più adatta una pistola silenziata, mentre a Tirailleur non hai altra scelta che tuffarti tra i proiettili e esplosioni. È il classico combattimento di Battlefield in termini di fedeltà visiva e quantità di armi a tua disposizione, sebbene elementi interessanti come lo sci, le armi silenziate e i paesaggi aperti servano a rendere le cose più semplici.

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Ciò che vale la pena notare è che all'evento ci è stata anche mostrata la tecnologia ray tracing, aggiunta in Battlefield V per migliorare l'illuminazione e i riflessi del gioco. Battlefield 1 era già un gioco molto bello nonostante abbia due anni, ma con ray tracing la grafica viene spinta ulteriormente rendendola ancora più ricca.

Tutto sommato, siamo andati via dall'evento sorpresi da ciò che avevamo visto. DICE non ha cambiato la formula in modo drammatico, ma se ti è piaciuto l'approccio antologico di due anni fa ti piacerà anche questo, specialmente se stai cercando storie nuove e non raccontate sulla guerra, con luoghi interessanti come la Norvegia; lotte umane affini come quelle subite da Deme; o forse il lato spensierato di una banda di fratelli, come vediamo in Billy Bridger e nel suo equipaggio. Quando Battlefield V arriverà il prossimo 20 novembre vedremo finalmente più in dettaglio queste storie...

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