Splinter Cell 3D

Merda. È così buio qui, si potrebbe pensare che questo sia il luogo più sicuro al mondo. In realtà, lo schermo 3DS è così scuro che l'unica cosa visibile chiaramente è il riflesso speculare di se stessi.

Mentre si potrebbe affermare che Splinter Cell sia un gioco da giocare soltanto durante le ore di oscurità o durante un'eclissi, per la verità non è così che gira il mondo. Ma è tristemente vero constatare che il gioco è realmente così: alla luce del giorno, l'avventura di Fisher è praticamente ingiocabile nelle aree più scure, anche con la luminosità dello schermo regolata al massimo.

Naturalmente è possibile accendere l'iconico visore notturno con vista verde di Sam Fisher ("erano anni che non l'accendeva" vi abbiamo sentito esclamare. Le spiegazioni a breve). Ma in questo modo l'effetto 3D quasi completamente svanisce mentre l'immagine si satura di toni di bianchi e verdi. Solo quando comincia il secondo livello, che inizia a bordo di una nave mercantile, diventa sufficientemente luminoso per chiamare questo gioco (almeno in parte) una "normale esperienza videoludica". Alcuni giocatori frustrati si saranno già arresi prima di quel punto.

Che cosa posso dire? Splinter Cell 3D è il perfetto esempio di uno di quei titoli portatili di cui nessuno sente il bisogno. Sembro troppo duro? Forse, ma mi dispiace doverlo ammettere.

I controlli, per esempio. Per correre possiamo utilizzare il pad analogico, per guardarsi intorno in su, giù, sinistra e destra si usano X, B, Y e A. Fin qui tutto bene, però porta a un certo grado di acrobazie con le dita. I pulsanti posteriori sono riservati all'uso delle armi o alle azioni di combattimento ravvicinato, il resto dei controlli sono mappati sul touch screen. Questi includono, tra le altre cose: estrarre e mettere via le pistole, passare alla modalità di visione notturna, lanciare granate, fischiare o passare in modalità cecchino. Questo è davvero troppo e passa sopra ad ogni nozione di controllo intuitivo. Si consideri che si può salire su di una scala solo se non si ha un'arma in mano...

Torniamo al visore. Mentre Sam ha lasciato la tuta stealth per un più robusto look alla Jack Bauer negli ultimi anni, Splinter Cell 3D è in realtà un rifacimento parziale di Splinter Cell: Chaos Theory per Xbox, uscito nel 2005, lo stesso anno in cui il vecchio Nintendo DS è stato rilasciato in Europa.

Il contenuto prende in prestito molto da questo predecessore e la cosa si nota dalla grafica, molto scalettata persino sul piccolo display. L'effetto 3D è piuttosto leggero, anche quando lo si regola al massimo.

Il gameplay è sostanzialmente identico ai vecchi Splinter Cell. Sam Fisher forza serrature, fa capolino con la sua macchina fotografica a fibra ottica da sotto le porte e, attraverso l'uso delle tante zone scure in ogni livello, uccide silenziosamente e con disinvoltura, coltello pronto in mano. Si può appendere ai tubi e da lì può uccidere i nemici ignari. Il grande vantaggio di tutto questo è che non sei obbligato ad estrarre la pistola e complicare inutilmente i controlli, una motivazione piuttosto stupida che obbliga sempre a scegliere la strada più tranquilla.

Il suono è meraviglioso, come in tutti i giochi di Splinter Cell. Tranquillo, con eleganti paesaggi sonori, sempre adeguati a quanto sta accadendo e accompagnato da effetti speciali ottimi. Anche il volume dei vostri passi viene colto dagli avversari. Purtroppo non hanno investito tale capacità di programmazione anche sull'intelligenza artificiale. Gli avversari possono essere ingannati con le mosse più becere. Non sono pericolosi, in altre parole.

L'ho già detto e lo ripeto: Splinter Cell 3D non è semplicemente un gioco adatti al 3DS. Ciò è dovuto in parte al fatto che questo genere di giochi non sono tradizionalmente adatti ai dispositivi portatili. Per quanto io sia stato, e sia tuttora, un fan di Splinter Cell: Conviction, penso che questo gioco sia una povera aggiunta alla serie. La "total stealth action in stereoscopic 3D with One-Touch-Slow-action gameplay" di cui Ubisoft parla sul retro della confezione inglese, si rivela purtroppo solo una promessa non mantenuta.