Sono pochi i videogame strategici che riescono a fornire un vero senso di progressione. Molto spesso, il gioco consiste nel creare un esercito più potente di quello nemico e di oltrepassare le linee nemiche facendo uso della forza bruta. Certo, ci sono alcune regole da seguire: la cavalleria batte la fanteria, ad esempio. Molto spesso si tratta di imparare chi batte chi, studiare il campo di battaglia e iniziare la battaglia. Ci sono dei casi, però, in cui la strategia consiste nello schierare gli uomini in un certo modo, e nel farli progredire (o ripiegare) a seconda di come si sta organizzando il nemico.
I giochi di questo tipo sono davvero pochi. La serie Men of War, in qualche modo, ne rappresenta l'apice. Si tratta di una serie di giochi ambientati durante la Seconda Guerra mondiale e prodotti da 1C Company, sviluppatore indipendente russo, che hanno ottenuto un inaspettato successo di critica, entrando quasi sempre in competizione con titoli prodotti da sviluppatori ben più blasonati.
L'ultimo capitolo della serie, Men of War: Assault Squad, in buona approssimazione continua quanto iniziato con i precedenti capitoli: si controlla una divisione di uomini impegnati ad infiltrarsi oltre le linee nemiche, avanzando in modo estremamente lento mentre il nemico cerca di resistere con ogni mezzo. Assault Squad è un gioco che riesce a cogliere un aspetto della guerra spesso trascurato dagli altri titoli strategici: il fronte. Negli altri titoli strategici spesso capita di ritrovarsi su un campo di battaglia, con gli eserciti già schierati e un imperante senso di conquista. In Assault Squad, al contrario, il nostro esercito si trova a dover prima organizzarsi, poi avanzare, spesso senza intuire cosa il nemico ha in serbo per noi. Di conseguenza la linea del fronte si sposta in maniera progressiva, a seconda delle nostre azioni e delle risposte del nemico.
Pur non essendo rappresentato graficamente, il giocatore ha la netta sensazione di dove si trovi la linea di demarcazione tra i due eserciti e, grazie alle proprie azioni, è in grado di vederla cambiare posizione. Insomma, quel senso di progressione di cui parlavamo all'inizio è un senso innato al gioco, che non necessita di particolari simbologie per poter essere raffigurato. Niente linee rosse, niente settori. Solo il nostro esercito e il nemico che arretra. E questo è probabilmente il punto più forte del gioco.
In passato la serie Men of War è stata criticata per la sua elevata difficoltà. Assault Squad non fa differenza. Già a partire dalla seconda missione della campagna il gioco si fa duro, con scontri che possono durare anche due ore. Il tutto per guadagnare tre o quattrocento metri di terreno. Qualcuno obietterà di un eccessiva staticità nel gioco. E in effetti il gioco è piuttosto statico: occorre aspettare il momento adatto per poter effettuare un'avanzata, conquistando una posizione strategica che ci consente di spingere il nostro esercito più avanti.
Occorre pertanto fare un uso sapiente delle proprie risorse. Un cecchino, ad esempio, diventa un elemento indispensabile per eliminare le mitragliatrici pesanti del nemico, vere e proprie falciatrici della fanteria. Al contempo, i carri nemici diventano pericolosi per la nostra artiglieria leggera ed è necessario affrontarli con cannoni a lungo raggio da tenere nelle retrovie. Ogni elemento, dunque, deve la propria avanzata all'intervento di un altro elemento. La fanteria necessita dell'artiglieria leggera. L'artiglieria leggera necessita dell'artiglieria pesante e, infine, l'artiglieria pesante necessita di un campo completamente libero dalla fanteria per poter avanzare. Lo schieramento dell'esercito è dunque molto importante, anche e soprattutto in funzione dell'ambiente: una buca diventa indispensabile per i mortai, mentre una collinetta può diventare il luogo perfetto per un cecchino o per un cannone a medio raggio.
L'interfaccia di gioco non può essere padroneggiata in pochi minuti. Si tratta di uno strumento denso di opzioni, che spaziano dalla gestione dell'inventario (sì, ogni singolo soldato ha il suo inventario), alla posizione da assumere, alla tipologia di fuoco (attivo, di risposta, di copertura, eccetera), eccetera. È possibile radunare diversi plotoni in un'unica squadra, e lanciare un attacco massivo a un'apparentemente inconquistabile fortezza nemica. Oppure, si possono dividere gli squadroni in piccole unità per aggirare il nemico impegnato con la parte più grossa del nostro esercito e colpirlo con una bomba a mano.
Anche le armi possono essere selezionate: grazie ai rifornimenti possiamo trasformare un fuciliere in un cecchino, oppure armare un uomo di un numero esagerato di granate e spingerlo dietro un camion per fare saltare fuori da un bunker tutti i nemici. Capita così di concentrarsi spesso su di un solo uomo, a cui affidiamo parte della riuscita della missione. Una particolarità interessante del gioco, che si apre così a un'infinità di opzioni strategiche. Che sia un lavoro di squadra "frontale" o un lavoro di supporto a pochi ma selezionati uomini, la decisione spetta sempre a noi. Non si ha mai la sensazione che esista una sola via per completare la missione.
Lo stesso vale per il gioco online che, nelle sue quattro diverse modalità e in particolare nella modalità "Fronte di battaglia", riesce a ricalcare perfettamente lo spirito del single player.
Dal punto di vista tecnico il gioco pecca sotto due punti di vista. In primo luogo, manca di un tutorial che si possa definire tale. Nelle prime missioni siamo inondati da consigli, ma ci viene concesso sin da subito l'uso totale della pantagruelica interfaccia, con conseguente senso di panico per il giocatore inesperto. Fortunatamente Men of War: Assault Squad è uno dei pochi giochi contemporanei con un manuale degno. Non solo una breve ma chiarissima guida a colori del gioco, ma anche un pamphlet con alcune strategie e consigli molto interessanti. Le paure si possono superare con un breve sguardo al manuale, un'azione che ci siamo abituati a compiere da tempo immemore.
Il secondo problema è dato dal motore grafico del gioco. Non che generi pessime immagini, al contrario. Il problema è dato dalla sua eccessiva pesantezza, con conseguenti e inspiegabili cali di frame. È capitato di vedere il gioco girare a 60fps in battaglie densissime, per poi scendere a 12 dopo avere zoomato su di una misera motocicletta con due uomini. Si tratta di brevi singhiozzi, riscontrati anche con una macchina high end, che non compromettono l'esperienza ma che certamente si fanno sentire.
Dal punto di vista del sonoro il gioco è accompagnato da un doppiaggio in italiano di buona fattura che, fortunatamente, ci ha risparmiato le voci delle unità concentrandosi solo sulla voce narrante e sui consigli durante la missione. Dunque possiamo sentire i nostri uomini imprecare in inglese. Trattandosi dell'esercito americano la cosa pare più che giustificata.
Men of War: Assault Squad è una sorpresa. Giunto in un periodo in cui tutti parlano molto (e bene) di giochi come Shogun: Total War 2, Men of War rappresenta una validissima alternativa. Il senso di avanzamento del proprio esercito è forse superiore a quello dei suoi diretti rivali, e la realizzazione tecnica è più che discreta. Le missioni sono lunghe, impegnative e in grado di mettere alla prova chiunque. Un titolo consigliato agli appassionati del genere e a chi, tempo alla mano, è disposto a passare del tempo prima di comprenderne pienamente i segreti. Quando ci si riesce, la soddisfazione è garantita.