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RECENSIONE DELL'UTENTE

Shadow of the Tomb Raider

Shadow of the Tomb Raider segna il capitolo conclusivo della trilogia reboot con protagonista Lara Croft e, in quanto tale, porta con sé la responsabilità di offrire un degno punto di arrivo a quanto si è costruito nei giochi precedenti, tanto narrativamente quanto ludicamente. Ne sarà all'altezza?
Per certi versi, Shadow of the Tomb Raider è senza dubbio il capitolo migliore dei titoli reboot. Le sessioni di combattimento, merito del contributo degli sviluppatori di Eidos Montreal, presentano una forte enfasi sulla componente stealth. Molto spesso Lara potrà fare a meno di ricorrere alle sue armi, utilizzando invece l'ambiente circostante a suo vantaggio. Fango, rampicanti e alberi costituiscono alleati preziosissimi, a discapito delle più classiche armi da fuoco (pistola, fucile d'assalto e fucile a pompa), che in questo capitolo verranno utilizzate solo in (poche) sequenze puramente action.
Le tombe, che nel capitolo del 2013 erano così scarsamente presenti, sono qui preponderanti. La qualità dei puzzle ad esse legate è cresciuta esponenzialmente e sono tutte, senza eccezioni, curate nel minimo dettaglio. Non solo templi ricchi di trappole mortali, ma anche galeoni abbandonati, bacini idrici, monasteri. Sebbene puramente opzionali ai fini del completamento della storia principale, è proprio nelle tombe che Shadow of the Tomb Raider trasmette pienamente il senso di avventura che tutti gli elementi di cui è composto vogliono disperatamente comunicare.
Il vero problema di Shadow of the Tomb Raider non è nella qualità dei singoli contenuti, ma nel modo in cui questi vengono inseriti nel mondo di gioco e presentati al giocatore. Le prime ore di gioco toccano le vette più alte dei titoli recenti. Beneficiando pienamente dalla struttura lineare delle prime fasi, Lara appare dotata di uno spessore caratteriale finora assente. Si assiste e si vive ad una discesa frenetica in una storia di sensi di colpa, dannazione dell'anima e progressiva corruzione.
Quando però si arriva a Paititi, un hub ricco di collezionabili, missioni secondarie, segreti, interazioni ecc., l'esperienza cambia radicalmente. Lara, da strenua sopravvissuta al combattimento con un giaguaro, si ritrova a girovagare per un villaggio alla ricerca di quest da completare, popolani da aiutare e quant'altro. Non si tratta di una pausa breve, dato che a Paititi si passa almeno metà dell'intera esperienza di gioco, e il ritmo del gioco ne risente irrimediabilmente. L'interesse per la storia cala a picco, l'immedesimazione salta completamente e ci si ritrova a completare le straordinarie tombe in maniera completamente decontestualizzata, "just for the sake of it".
Shadow of the Tomb Raider aveva tutte le carte in regola per potere essere il salto di qualità per la rinascita di Lara Croft, ma il risultato finale è un titolo che non riesce o non vuole osare andare oltre, che gode della qualità dei suoi singoli elementi ma che non è in grado di farli coesistere in armonia.

Valutazione generale: 7/10
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