"Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti.
E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te". (Ezechiele 25:17)
Kratos è tornato. Ed è tornato in grande stile in questa riproposizione in chiave norrena del popolare franchise sviluppato, sin dai suoi albori, da Santa Monica Studio. Correva l'anno 2005 quando la serie God of War ha mosso i primi passi su una piattaforma PlayStation (più precisamente, su PlayStation 2) ed è cresciuta di pari passo con le successive proposte console della compagnia nipponica, con nuove iterazioni e spin-off di varia natura, dimostrando, nel corso di oltre una decade, di essere uno dei pezzi da novanta della scuderia di Sony. Con il nuovo God of War, in arrivo in esclusiva su PlayStation 4 il prossimo 20 aprile, lo studio californiano non si è limitato a riportare in auge uno tra i personaggi più amati, ma al contempo più controversi, della storia di Sony, ma lo ha completamente rivitalizzato infondendogli nuova linfa vitale, tale da permettergli quel ritorno in pompa magna che merita.
Se è vero che, per parafrasare un'altra pellicola di Quentin Tarantino (Kill Bill Vol. 1) - che, a quanto pare, potrebbe trovare terreno fertile in un personaggio solido e imprevedibile come il Dio della Guerra dei Santa Monica - "sono la pietà, la compassione e il perdono a mancare, non la razionalità" al buon vecchio Kratos, l'evoluzione e la crescita del personaggio rispetto alla precedente trilogia è straordinariamente evidente, anche se questo non deve essere in alcun modo un campanello d'allarme per tutti i fan della prima ora del franchise. Kratos è e resta eccezionalmente brutale e furioso (nonostante sia molto più riflessivo di un tempo), esattamente come lo ricordiamo dal suo glorioso passato, anche se l'affiancamento di un nuovo personaggio che ci accompagnerà nel corso della nostra avventura per le terre del Nord, suo figlio Atreus, ci permette di scoprire sfumature e lati del suo carattere, restituendoci un protagonista a tutto tondo con grande profondità.
Detto questo, God of War per PlayStation 4 vale davvero la lunghissima attesa che ci ha accompagnato sin dal suo primo reveal? La risposta è meno scontata di quanto si possa immaginare, perché l'operato messo in piedi da Santa Monica Studio è frutto di un lavoro ricercato, attento e accurato su un franchise che, nonostante la sua veneranda età, ha ancora molto da raccontare grazie ad un rinnovamento totale, ma che al tempo stesso mantiene intatto il proprio DNA, per cui è diventato così celebre in tutti questi anni. C'è dietro il lavoro straordinario di uno studio che ha fatto di tutto per mantenere un certo equilibrio tra vecchio e nuovo, la cui complessità merita un'analisi approfondita e dettagliata punto per punto. Ed è ciò che faremo, o quanto meno tenteremo di fare, con la nostra recensione.
Prima di iniziare a scavare a fondo nel cuore di God of War, ci preme fare un'importante precisazione: per rispetto nei confronti dei nostri lettori, abbiamo deciso deliberatamente di non fare alcun accenno o riferimento alla trama del gioco. Dal momento che l'esperienza videoludica diretta da Cory Barlog vanta un percorso narrativo denso e intenso, ciò che faremo qui è darvi solo l'input iniziale, oramai noto a tutti, per offrirvi il contesto all'interno del quale si muovono Kratos e suo figlio Atreus. Dopo la morte della moglie di Kratos e madre di Atreus, padre e figlio decidono di intraprendere un viaggio per esaudire l'ultimo desiderio della loro amata congiunta scomparsa, impresa che, nonostante appaia inizialmente un percorso molto lineare, riserva ai due molte sorprese e tante sfide importanti da affrontare, insieme. Già, perché l'aspetto che sin da subito salta all'occhio nel nuovo God of War è la dinamica relazionale che si instaura e sviluppa tra i due personaggi, che si concretizza anche in meccaniche di gameplay maggiormente strutturate, dove l'apporto di Atreus in battaglia si rivelerà via via sempre più importante.
In questo, il nuovo titolo dei Santa Monica Studio ci ha ricordato, sotto certi aspetti, il medesimo apporto di Ellie a Joel in The Last of Us, dove il personaggio companion non si rivela un'inutile zavorra che affianca il nostro cammino, ma un personaggio che, a poco a poco, acquisisce sempre più una certa pregnanza in termini di gioco nudo e crudo. Se è vero che, a livello empatico e puramente narrativo, il duo Kratos-Atreus funziona meno di Ellie e Joel, in termini di gameplay è molto funzionale, soprattutto quando entrambi i personaggi iniziano ad evolvere le proprie abilità, creando un rapporto sinergico di grande impatto, che si traduce in combattimenti ricchi di azione e dal ritmo sostenuto. Ma torneremo su questo aspetto in modo più dettagliato tra poco.
A livello mitologico, come accennavamo, lo studio ha accantonato l'Antica Grecia per lasciare spazio a miti e leggende del folklore norreno, un impianto narrativo che sempre più sembra catturare l'attenzione degli studi di sviluppo contemporanei. Nel nuovo God of War non mancheranno, ovviamente, i grandi dei della mitologia del Nord come Odino, Thor, Loki, Baldur e tanti altri, così come le diverse creature che popolano il lore nordico, quali Draugr, Elfi, Bifrost, Valchirie, Streghe, che danno ai giocatori del filo da torcere man a mano che si avanza nella mappa di gioco. La varietà è interessante, così come il loro livello di difficoltà, che sarà crescente di area in area che ci troviamo ad esplorare, offrendoci un graduale, ma sempre avvincente livello di sfida.
Un altro aspetto che inevitabilmente lascia a bocca aperta è la vastità della mappa che caratterizza God of War. Nonostante resti un'esperienza piuttosto lineare e il giocatore non abbia a disposizione un open world - nonché un certo grado di libertà nel modo in cui approcciarsi alle varie missioni che costituiscono il nostro iter narrativo - con tutte le opportunità del caso, le aree da esplorare, nonché le diverse missioni secondarie e collaterali in cui ci si imbatte nel corso del gioco, espandono l'esperienza a dismisura. È davvero molto facile perdersi in questo mondo a metà tra il sogno e l'incubo, in quanto l'esplorazione, proprio come il combattimento (di cui tratteremo a breve), rappresenta uno degli elementi chiave del titolo di Santa Monica Studio. Andare a caccia di materiali, di manufatti, di oggetti rari, nascosti in qualsiasi anfratto del mondo di gioco, diventa presto un valido passatempo per conoscere più a fondo non solo il mondo che ci circonda, ma anche ciò che costituisce l'impianto mitologico del gioco.
Tra un combattimento e l'altro, diventa ben presto quasi obbligatorio cercare forzieri e casse speciali: alcune di queste sono accessibili tramite puzzle efficaci e molto stimolanti, un aspetto che rende ancora più gratificante e prezioso il premio contenuto al suo interno. Buona parte di questi oggetti e materiali possono essere usati e/o scambiati per forgiare pezzi di armatura per Kratos, creare e potenziare equipaggiamenti sia per il Dio della Guerra sia per Atreus e molto altro. Difatti, un altro aspetto molto interessante del nuovo God of War è il fatto che il nostro equipaggiamento non ha una funzione prettamente estetica, ma permette di migliorare aspetti come salute, difesa, forza, fortuna, potenza runica e ricarica. Infatti, né Kratos né Atreus "livellano" nel senso canonico del termine, ma il primo, acquisendo punti XP in battaglia, ha la possibilità di sbloccare una serie di attributi, così come alcune mosse differenti da usare in combattimento (sia per sé sia per suo figlio, migliorando non solo le sue abilità di arciere, ma anche apprendendo trucchetti davvero niente male), principalmente in base allo stile di gioco preferito dal giocatore. Ciò è possibile non solo grazie agli attributi, ma anche utilizzando rune magiche, talismani e altro (che variano da comuni a rari) che l'eroe può applicare alla sua nuova fedele arma, la mitica ascia Leviatano. Sebbene non siamo di fronte alla libertà che troveremmo in un RPG, questa possibilità di personalizzazione si rivela comunque piuttosto incisiva e di grande rilevanza tattica sul campo di battaglia.
Tuttavia, non si può parlare di God of War senza menzionare il suo sistema di combattimento, cuore pulsante nonché elemento imprescindibile di un'esperienza come quella offerta dai Santa Monica Studio. Eppure, rispetto alla trilogia che lo ha preceduto, questo sistema assiste ad alcune importanti modifiche, che permettono al franchise di vivere al passo con i tempi, ma senza necessariamente snaturare la propria identità unica. In primo luogo, ma ve ne sarete già accorti, Kratos non impugna più le sue iconiche lame, ma come vi accennavamo, ha tra le mani una nuova fantastica arma che destreggia con grande abilità: il Leviatano. Il Dio della Guerra ha la possibilità di usare il Leviatano principalmente in due modi, dove anche in questo caso l'aspetto tattico la fa da padrona: come arma di prossimità, con cui Kratos può sferrare feroci fendenti contro il nemico, sia in modalità "colpo leggero" (con tutti gli eufemismi del caso!) sia in modalità "colpo pesante"; oppure, il valoroso guerriero può scagliare la sua ascia contro un nemico a distanza, congelandolo momentaneamente e con la possibilità di colpirlo a mani nude, non appena gli si avvicina.
In questo caso, Kratos può richiamare l'arma a sé premendo il tasto "triangolo" sul DualShock 4 per eliminare l'effetto; l'uso dell'ascia, combinato con le frecce di Atreus, si rivela davvero molto interessante sotto tanti punti di vista, ma vogliamo lasciare a voi il piacere della scoperta. Non solo: il Leviatano può essere utilizzato anche per risolvere alcuni enigmi o per attivare meccanismi che, nel corso dell'avventura, ci sbarrano la strada lungo il nostro percorso. Come è chiaro, le potenzialità offerte da questa arma, come vedrete, sono davvero eccellenti, soprattutto se combinata ai talismani e alle rune che meglio di adattano al vostro stile di gioco, con esiti e risultati molto diversi, ma altrettanto intriganti.
Accanto al Leviatano, Kratos ha a disposizione anche altri assi nella manica e controllarlo si rivela sin da subito molto semplice e al contempo anche molto divertente. Oltre agli attacchi di cui sopra, l'eroe può anche schiavare, difendersi e colpire i nemici utilizzando il suo potente scudo, ma anche chiedere aiuto ad Atreus in battaglia: ciò è possibile premendo il tasto "quadrato" dopo aver puntato il nemico e il nostro giovanotto inizia a scoccare frecce dal suo arco, distraendo i nemici. Come dicevamo in apertura, Atreus non è in alcun modo d'impiccio, non dobbiamo monitorare con costanza il suo stato di salute e, più semplicemente, non muore. A volte può capitare che non può intervenire immediatamente in battaglia al nostro richiamo, in quanto è stato stordito da un nemico o è privo di forze, ma non appena riesce a liberarsi di un qualsiasi impedimento, torna al nostro fianco con grande utilità. Grazie ad Atreus, infatti, possiamo lavorare in modo molto più di tattico rispetto al passato: nonostante la sua natura action sia ancora molto presente e trasudi da tutti i pori, il nuovo God of War sembra in parte abbandonare un approccio essenzialmente aggressivo e maggiormente "di pancia", costituito principalmente da combo e attacchi inflitti con il giusto tempismo, in favore di uno stile di gioco più ponderato. Non stiamo dicendo che la componente più adrenalinica del franchise sia venuta meno, tutt'altro, solo che questa volta viene fatto un uso più profondo del sistema di combattimento che, indubbiamente, lascia nei giocatori un maggior senso di soddisfazione.
Ciliegina sulla torta, vi è inoltre la furia di Kratos, che i giocatori possono attivare non appena l'apposita barra si riempie. Questa abilità permette all'eroe di essere momentaneamente invulnerabile a qualsiasi attacco nemico e infliggere attacchi con effetti devastanti. E la soddisfazione che è in grado di regalare, come scoprirete da voi, è ancora più appagante.
Se God of War appare praticamente perfetto sotto la componente più ludica in sé e per sé, altrettanto si può dire per ciò che concerne il suo aspetto tecnico. Il lavoro condotto da Santa Monica Studio sul reparto grafico del gioco è pura gioia per gli occhi, dove non solo i personaggi acquisiscono una certa "materialità" grazie ai minimi dettagli con cui sono stati caratterizzati (a lasciarci sorpresi sono le spesse rughe che solcano il viso stanco e segnato di Kratos, eroe che porta sul suo volto il peso del dolore e della sofferenza di un terrificante passato), ma anche i vari ambienti dei diversi mondi che costituiscono la mappa di gioco. Tutto, dai cespugli alle rocce, passando per i corsi d'acqua, trasuda vitalità, un aspetto che risalta maggiormente se siete in possesso di una PlayStation 4 Pro. Anche le animazioni, le tante animazioni che troviamo nell'esperienza, girano fluide e naturali, restituendo un prodotto che non è solo esteticamente spettacolare, ma è anche eccellente da un punto di vista tecnico.
Nonostante il "fabbisogno di energie" che un gioco esigente come God of War richiede, non ci siamo praticamente mai imbattuti in cali di framerate importanti, se non in qualche sporadico caso in cui, usando l'escamotage dei caricamenti mascherati da cutscene o passaggi da un ambiente all'altro, l'immagine ha leggermente rallentato, ma senza esiti tragici o tali da rendere il titolo ingiocabile. L'assenza di schermate di caricamento vere e proprie rendono God of War un esempio (quasi) perfetto di falso piano sequenza videoludico, dove l'esperienza di gioco scorre senza mai interrompersi, seguendo avidamente le avventure di Kratos e suo figlio Atreus.
Un altro plauso che ci sentiamo di fare è in merito al comparto sonoro del gioco: accanto all'eccezionale lavoro di doppiaggio che restituisce grande emotività e spessore ai personaggi (indicativo è il fatto che i nomi dei doppiatori italiani appaiano nei titoli di testa del gioco, una "chicca" che abbiamo davvero apprezzato vista l'alta qualità delle diverse performance), anche tutto il paesaggio sonoro, a partire dal fruscio tra i fili d'erba alle urla delle creature che ci attaccano, è davvero di ottima fattura. A completare il tutto, c'è anche una suggestiva colonna sonora - intonata in islandese antico dal popolare coro di Reykjavik, Schola cantorum - che imprime God of War di quell'atmosfera tragica tale da renderlo un vero e proprio capolavoro.
Perché God of War lo è e merita pienamente lo status di capolavoro, parola oramai eccessivamente abusata nelle nostre analisi. Il nuovo titolo di Santa Monica Studio è perfetto sotto ogni aspetto: è avvincente, è emozionante, ti tiene letteralmente incollato allo schermo della TV per ore e ore, grazie ad una quantità titanica di contenuti. Ma badate bene, non c'è solo "quantità": la nuova iterazione del popolare franchise, che segna di fatto un reboot di una serie mitica, è principalmente focalizzata sulla qualità, offrendo un'esperienza di gioco di grande spessore e straordinariamente appagante. Forse in termini narrativi non è da annoverare tra i titoli più originali cui abbiamo giocato negli ultimi anni, dal momento che la dinamica padre-figlio è diventato un argomento largamente esplorato dal medium videoludico sotto tanti punti di vista, ma resta comunque un plot capace di coinvolgerti.
Tecnicamente eccellente e molto soddisfacente anche e soprattutto nel suo gameplay, God of War si prepara nuovamente a fare breccia nel cuore dei giocatori, vecchi e nuovi, anche grazie ai tanti cambiamenti apportati dallo studio, che lo rendono più moderno e appetibile ai gusti contemporanei, senza tuttavia snaturare in alcun modo la sua essenza più profonda. E questo basta da sé per renderlo uno dei prodotti che maggiormente consumerete sulla vostra PlayStation 4 in questo 2018.