La riforma varata dal Governo nel 2024 e concretizzata con il nuovo bando indetto dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) segna uno spartiacque per l'iGaming in Italia. Chiunque voglia operare sul suolo nazionale dovrà versare una entry fee da ben 7 milioni di euro! Dovrà, inoltre, presentare delle solide garanzie tecniche, accettare i controlli più serrati e, di fatto, misurarsi con i requisiti che ridisegnano la geografia del mercato.
Nel giro di pochi mesi la procedura, aperta il 31 marzo e chiusa il 30 maggio 2025, ha già raccolto decine di domande, segno che l'interesse non manca, ma solo i player più strutturati sembrano in grado di reggere l'impegno finanziario imposto dal Governo.
Il quadro normativo dietro la riforma
Il punto di partenza è il decreto legislativo del 25 marzo 2024, n. 41, che delega all'ADM l'organizzazione di una nuova gara per il gioco a distanza. Il provvedimento arriva dopo anni di proroghe concesse alle vecchie concessioni, molte delle quali sarebbero scadute già nel 2023, e dopo il parere favorevole del Consiglio di Stato, che ha chiesto più chiarezza sui criteri di selezione.
Rispetto al passato, ecco quali sono le novità:
Il risultato è un percorso di accreditamento più lungo e costoso, in cui la compliance, dalle soluzioni antifrode alla segnalazione delle operazioni sospette, viene posta al centro.
Una entry fee da 7 milioni di euro
Il tema che ha fatto discutere è, ovviamente, la quota d'ingresso. Dal 2018 il costo per una licenza ADM era fissato a 200.000 euro; oggi si passa a 7 milioni, vale a dire un costo di circa 35 volte in più.
Il Governo giustifica l'aumento su tre fronti:
Ricadute sugli operatori, sul mercato e sul gettito
A poco più di un mese dalla chiusura del bando, l'ADM ha contato 47 domande valide: tra queste figurano i colossi quotati e un paio di new-entry pronte a rilevare i marchi minori. Il numero è inferiore alle circa 80 concessioni attualmente in proroga, ma sufficiente, secondo l'autorità, a garantire molte offerte.
Sul fronte dei numeri macro, il contesto europeo resta in forte espansione. Nel 2024 la raccolta lordo-gioco ha toccato 123,4 miliardi di euro, il livello più alto di sempre. L'Italia partecipa a questa crescita con degli operatori che hanno saputo sfruttare la migrazione verso l'online.
Gli analisti ipotizzano che la nuova fee, sommata al controllo tecnico, spinga i concessionari a razionalizzare l'offerta, investendo in CRM e contenuti verticalizzati come i live-casino, gli instant games e lo streaming integrato. Non è esclusa una stagione di M&A: i gruppi globali potrebbero rilevare i marchi locali già dotati di infrastruttura e-payment conforme all'ecosistema ADM.
Casinò online stranieri e licenze ADM: Un confronto
Il dibattito pubblico ha riportato sotto i riflettori i casinò online stranieri che non possiedono la concessione ADM. In assenza di autorizzazione, questi siti non possono promuoversi in Italia né offrire servizi di pagamento in euro attraverso i canali bancari domestici, ma restano accessibili agli utenti che scelgono dei percorsi alternativi, ad esempio l'uso di wallet crypto.
Le differenze principali rispetto ai portali con licenza AAMS/ADM sono tre:
Gli addetti ai lavori, intanto, osservano che alcuni operatori internazionali stanno valutando la richiesta di concessione ADM proprio per intercettare la domanda italiana e per diventare ancora più competitivi sul mercato.
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