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The Last Guardian

The Last Guardian - Provato al TGS 2016

Abbiamo avuto l'opportunità di giocare a The Last Guardian in Giappone, e non possiamo negare di avere qualche preoccupazione a riguardo.

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A volte questa professione ha effetti indesiderati. Si viene talmente coinvolti dalle storie e notizie che circondano un gioco da non riuscire a giudicare il gioco in modo obiettivo. Non vi è dubbio che The Last Guardian sia un gioco che potrebbe restare vittima del suo sviluppo tormentato. Un gioco che è stato rimandato più e più volte, dove il chief creative ha abbandonato a metà dello sviluppo, e con un ciclo di sviluppo che si avvicina oramai al decennio e che copre due diverse generazioni di hardware PlayStation. Questo è, in breve, l'iter che ha caratterizzato The Last Guardian.

In questi giorni, abbiamo avuto l'opportunità di visitare Sony Studios Japan a Shinagawa, dove abbiamo fatto del nostro meglio per mettere da parte tutto questo e concentrarci unicamente sul gioco in sé, quando abbiamo potuto provare una demo estesa, ambientata a circa metà del gioco.

Ma ci sono certamente alcune questioni che non hanno mancato di farci preoccupare. Forse il problema più grande è stato con la telecamera, in particolare negli ambienti interni. È possibile spostarla manualmente e vi converrà davvero farlo se vorrete cogliere tutte le sottigliezze e le sfumature nel rapporto tra il bambino e Trico. Forse questa difficoltà di permettere alla telecamera di muoversi con il giocatore, mentre si cerca al contempo di avere una buona visuale di Trico, è un puzzle che semplicemente non può essere risolto in modo soddisfacente quando la distanza è così ravvicinata. E dal momento che The Last Guardian si basa fortemente sui puzzle in cui il giocatore può scivolare attraverso piccole crepe e guidare Trico, sembra proprio che la telecamera, il gameplay e la narrazione emotiva siano in contrasto l'uno con l'altro. E questa si cosa si nota in modo particolare nelle sezioni all'interno del tempio.

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I puzzle sono abbastanza facili da capire nella maggior parte dei casi, ma non sembra mancare mai una certa variazione quando si tira, trascina, lancia e distrugge gli oggetti, salta e ci si arrampica su Trico. Alcuni momenti richiedono una certa destrezza e velocità, mentre il ritmo è più rilassato in altre sezioni. La bellezza qui non risiede necessariamente nella complessità degli enigmi, e da quel senso di realizzazione data quando si progredisce nella storia, quanto piuttosto la parte più soddisfacente è vedere come progredisce il rapporto tra i due protagonisti. Una cosa che abbiamo notato è stato il modo in cui questo rapporto viene raccontato attraverso la voce di quello che sembra il bambino protagonista, divenuto oramai adulto.

The Last Guardian
The Last GuardianThe Last GuardianThe Last Guardian

Parte della natura organica di The Last Guardian è un'illusione. Ma si sapeva. Non ci sono, almeno non da quello che abbiamo potuto vedere, un sacco di percorsi multipli o puzzle da risolvere che determinano un dato successo o fallimento. Ricordate la sequenza in cui il ragazzino deve saltare da un pilastro, ma sta per cadere verso l'abisso? Trico si protende con la testa, ma non può raggiungerlo, ma salta e all'ultimo secondo possiamo afferrare la coda. Ecco, qui è anche possibile non riuscire a premere in tempo il tasto triangolo e afferrare la coda. E Trico è molto paziente ad aiutarvi nei puzzle, non perde mai la pazienza, non si agita ma piuttosto resta lì o ripete quello che deve fare per aiutarvi a progredire. Questo escamotage è necessario per evitare che il giocatore si senta frustrato, ma rompe anche l'illusione che sia un animale indipendente e selvaggio, con cui bisogna fare amicizia. Non vuole essere una critica, assolutamente, anche perché non siamo neanche così sicuri di voler giocare ad un The Last Guardian dove Trico si comporta come un cane non addestrato. Ma alla fine, The Last Guardian si presenta come un puzzle adventure molto più tradizionale e lineare di quello che ci aspettavamo.

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The Last Guardian è stato recentemente rimandato da ottobre a dicembre per consentire allo studio di apportare gli ultimi ritocchi. E sebbene questi ultimi ritocchi non basteranno a risolvere quello che potrebbero essere problemi decisamente più importanti, proprio come la telecamera, ci sono comunque un sacco di problemi in termini di animazioni, clipping, e altre cose simili fastidiose che un po' stridono con un gioco che è, almeno a livello estetico, molto affascinante. In alcune sezioni, il passato del gioco come titolo PS3 traspare, in quanto non è stato progettato per trarre il massimo vantaggio di ciò che la PS4 è capace. Ma questo non vuol dire che non possa essere comunque un buon gioco.

Anche se ci sono alcuni aspetti che andrebbero un po' smussati. Molto più di quanto ci si aspetterebbe di vedere in quella che è presumibilmente una sezione relativamente rifinita del gioco (la sezione più rifinita e sistemata è generalmente quella che viene presentata ai giornalisti prima del lancio), ma una cosa che ci ha colpito fin dall'inizio e che ancora non ci fa capacitare è Trico. Il lavoro che è stato fatto sul suo comportamento e sui suoi movimenti è incredibile. Probabilmente è qualcosa che difficilmente vedrete o vivrete sulla vostra pelle in qualsiasi altro gioco.

Tre quarti d'ora o giù di lì con The Last Guardian ci hanno lasciati con la preoccupazione e il timore che il prodotto finale non riuscirà a tirare fuori il pieno potenziale di questo concept assolutamente bellissimo e brillante. Detto questo, non esiste un gioco analogo che vi permetta di stringere amicizia con una creatura meravigliosa come Trico. Bisogna ancora capire quanto bene verrà raccontata questa relazione, ma lo sapremo solo a dicembre. Nel frattempo, teniamo le dita incrociate.

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