Quando lo scorso ottobre tre funzionari sono entrati nella sede di Mosca di Glavprodukt, il più grande produttore di cibo in scatola in Russia, non hanno perso tempo ad annunciare che lo Stato russo avrebbe ora gestito l'azienda, secondo il fondatore dell'azienda e due persone a conoscenza della questione (via Reuters).
I dipendenti, colti alla sprovvista, si sono presto resi conto che la loro struttura aziendale era cambiata da un giorno all'altro. Questa è solo una di una lista crescente di aziende straniere poste sotto gestione temporanea dal governo russo, un eufemismo che si è rivelato tutt'altro che temporaneo.
Dai produttori di birra danesi ai servizi pubblici finlandesi, Mosca ha sistematicamente sequestrato beni, ridistribuendoli ai lealisti e non mostrando segni di inversione di rotta. Le imprese redditizie sono state consegnate a addetti ai lavori politicamente connessi, spesso con scarso riguardo per la loro redditività a lungo termine.
Mentre alcuni ipotizzano che un potenziale cambiamento nella politica estera degli Stati Uniti potrebbe ripristinare i legami commerciali occidentali, le nazionalizzazioni in corso in Russia suggeriscono il contrario. Anche coloro che sono riusciti a vendere le loro partecipazioni sono stati spesso costretti ad accettare prezzi molto inferiori al valore di mercato, poiché gli acquirenti sono accuratamente selezionati dal Cremlino.
Con le nuove leggi in cantiere per sequestrare ulteriori beni occidentali ed espandere il controllo statale, il Cremlino sembra intenzionato a mantenere il suo bottino e a consolidare la sua presa sull'economia. Per ora, resta da vedere se qualche investitore straniero oserà tornare in un mercato così imprevedibile e sempre più ostile.